Il racconto di inizio anno: Quelle oscure strategie editoriali 2022
Poi pensò a quali frutti. A quale terra. Pensò che quel lavoro era buono – decisamente – per lui. Perché ne aveva bisogno. Aveva bisogno dello scrivere, come del respirare. Come del bere. O dormire. Ma cosa era – quel suo lavoro – in confronto alla totalità della vita? Alle genti del mondo? Alla storia? Alle esperienze di ciascuno?
Ognuno – giustamente – poteva scrivere il proprio romanzo. E molto spesso accadeva.
Pensò alla pletora di esperienze narrative che ogni giorno si svolgevano nel mondo. Che avevano luogo nel mondo. Quotidianamente.
Quale pretesa che la sua esperienza narrativa – che quel suo romanzo, una volta completata l’ennesima revisione – fosse da preferire a migliaia o milioni di altre.
Perché un eventuale editore avrebbe dovuto accordargli una preferenza? Un qualche positivo criterio di selettività?
“Ora i tempi si sa che cambiano / passano e tornano tristezza e amore / da qualche parte c’è una casa più calda / sicuramente esiste un uomo migliore”, rimava Francesco alla sua Renoir.
“Sicuramente esiste uno scrittore migliore”, disse a sé stesso. “Probabilmente moltissimi”, aggiunse.
Ma la sua esperienza… quel narrare di quelle cose, di loro, di lei, di quelle generazioni, di quelle epoche, di quei mali, di quelle nevrosi, di quelle anomalie esistenziali…
Si rimise seduto al computer per portare avanti di un altro po’ l’ennesima revisione del suo romanzo.
[Fabio, 02 febbraio 2019]
Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)
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