Consapevolezze

Lesse “Trovare un senso a una storia, anche se quella storia [in apparenza] un senso non ce l’ha…”; immediate balenarono immagini, volti, canti, musiche… gli occhi inondandoglisi di lacrime.

“Io so’ romana / e so’ der Cuppolone / so’ nata in Borgo / dov’è Conciliazione”, rimava in vernacolo – che, lui, puntualmente, storpiava, non sapendo scriverlo – sua madre, tanti tanti anni prima. E, di lì a breve, lei ventenne gli avrebbe detto: “Ma che fai? Prendi il caffé amaro?” E lui avrebbe risposto: “Ma sì, lo zucchero non mi serve, perché sei tu la zolletta nel mio caffé quotidiano!”

E ricordava il Direttore Medico, di quella farmaceutica dove – suo malgrado – accettò poi di svolgere consulenze bio-statistico-informatiche, che gli diceva: “Dottore, non è importante come si risolve un problema; questo lo san fare tutti. Un problema lo si deve saper approcciare!”

E allora rammentava pure i versi dei due Franceschi. Il primo, che diceva “Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà…”, anche se lui – aveva la riprova – sapeva bene come nella vita, spesso, la contrarietà imperversi. Del resto Philippe Roth avrebbe affermato che “La vita non è capire bene le persone, ma capirlle male, poi male, e poi ancora male…”.

Ma rammentava ancor più il secondo – Francesco – con l’emblematico “Ma Nino, non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore: un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altrusimo, dalla fantasia.”

Certo è anche alla luce di ciò che, lui, stamane, al figlio che si recava a un esame diceva: “Procedi con la serenità del giusto. La fiducia di chi ha approcciato idoneamente i problemi; di chi ha coraggio, altruismo e fantasia”.

“Sì, figlio nostro”, aggiungeva, “procedi kantianamente, con la consapevolezza illuministica di essere uscito dallo stato di minorità: il resto non ci appartiene.” ♥

[Fabio Sommella, 23 maggio 2019]

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)