Quel Baco del Millennio

Vent’anni fa, di oggi, era il tempo del timore per il Baco del Millennio. Al pomeriggio io scesi giù, all’agenzia bancaria del Quadraro, per l’estratto conto, da tutti consigliato: era meglio non avere brutte sorprese all’indomani. D’altra parte, allora, l’home internet banking non era ancora così capillare.

Sostai in attesa, poggiato alla balaustra, mentre pensavo a te e a nostro figlio. Lui era nato lì, in quella nostra seconda casa, dopo aver venduto la prima, davvero minuscola, ai Castelli. A lui, che aveva poco più di un anno, pensavo, e a te, che tempo addietro mi avevi detto “Preferisco dedicarmi a lui e non fare il medico.” “Come desideri tu”, ti avevo risposto.

Pensavo a voi, al bene che vi volevo, in quella sera limpida e fredda, come oggi. C’era ancora un chiarore – le giornate già son meno brevi, a San Silvestro – e poco più in là, oltre il marciapiede, la Tuscolana era avvolta da una quiete irreale che preannunciava gli imminenti fuochi della serata. Mi scaldavo, al tepore di quei fuochi, al loro pensiero, come a quello di voi.

Stampato l’estratto, tornai indietro. L’indomani saremmo stati tutti rassicurati: niente brutte sorprese, nessun errore millenario avvenuto sui risparmi bancari di gente comune come noi.

Percorrevo la via ancora nella quiete, come il ragioniere di Baglioni che sogna di vincere i milioni dopo aver giocato la schedina. Ma io avevo già vinto pur senza giocare: i miei milioni eravate voi due. Così – stavolta proprio come il ragioniere della canzone – salii in fretta a due a due gli scalini, tre rampe e mezzo, e – a quel tempo senza troppo fiatone – aprii la porta. Di lì a breve sarebbero giunti i parenti. Dapprima tua madre e tuo fratello, per aiutarti in cucina con il pesce, poi gli altri. Io sarei stato in terra, con nostro figlio e i nipoti, magari a far vedere loro per la centesima volta la cassetta di Biancaneve. Poi i miei genitori, gli altri fratelli, le zie. Fino alla mezzanotte, fino ai fuochi, fino al nuovo millennio.

Era un assaggio di eternità, e si stava aprendo su di noi.

Oggi, son ripassato lì. Seduto in auto, ho sbirciato il Quadraro, l’ingresso della via. In fondo c’era casa nostra. Un’occhiata fugace, il tempo di attraversare un incrocio. Un pizzico di nostalgia, a dispetto di tutte le persone lucide di mente e sagge di cuore che dicono “Ma ancora? Lascia andare…”

Il Baco del Millennio, quello vero, era la temuta rottura dei legami profondi con i propri affetti. Tutti, certo, quelli di una vita, ma specie quelli più coinvolgenti, anche sconvolgenti. Quelli che non ti abbandonano e non abbandoni mai davvero, perché non ti lasciano più, a meno che non siano stati finti. Non ti lasciano più perché, una volta che li hai vissuti, che li hai esperiti, son diventati te, sono il tuo sangue e la tua linfa, la tua carne, la tua biologia, i tuoi circuiti cerebrali, i tuoi neurotrasmettitori.

Ma allora, ovunque tu sia, qualsiasi cosa tu sia adesso, esisti anche in me? E allora buon 2020, anche a te, amore.

[Fabio Sommella, 31 dicembre 2019]

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