Globalizzazione, immigrazioni, dislocazioni: il punto di vista dell’antropologia

Ieri, muovendomi per Roma dall’area semicentrale all’estrema periferia e quindi al centro, poi di nuovo da queste all’area dei Castelli Romani – spostandomi io, necessariamente, sempre e solo con mezzi pubblici urbani o extraurbani – ho “respirato”, ancora ripetutamente, quella che gli antropologi, ormai da anni, hanno denominato dislocazione.

L’antropologia culturale ci aiuta a capire e a orientarci nella complessa contemporaneità. Fai clic sul questo link, se sei interessato ai temi pertinenti a globalizzazione, immigrazioni, dislocazioni nelle “nostre” città: per provare a comprenderli da un’ulteriore angolazione, se già non è nella tua ottica.

[Fabio, 17 giugno 2018]

Arie musicali

La notte talvolta non dormo. Allora inizio a leggere. Talvolta  quello che su FB mettono gli amici. Mi imbatto così nei magnifici versi civili di Marazico. Non soddisfatto, io, cerco di attingere informazioni su questo poeta dell’attuale contemporaneità. Così, oltre a sue personali performance romanesche come questa, scopro che Marazico collabora con Giampiero Mannoni. Eseguita da quest’ultimo riascolto anche un’accorata versione del Semo gente de borgata e riscopro la bellezza musicale – armonica, con la modulazione dalla modalità minore alla maggiore – di quel brano di Franco Califano (portato alla notorietà da Edoardo Vianello e Wilma Goich). Eccolo, in una mia versione strumentale, per chitarra classica sola.

Poi, casualmente, mi è stato fatto notare come l’aria del suddetto brano – almeno il suo incipit iniziale – somigli a quella del valzer n° 2 di Dmitrri Shostakovich. E allora qui di seguito ripropongo anche quest’ultimo, in una mia personale versione, con un rapidissimo accenno – consapevolmente  incompleto –  alla variazione centrale nella modalità maggiore.

Insomma:  in particolare mi son chiesto quanto anche – indirettamente – Franco Califano abbia ripreso, consapevolmente o inconsapevolmente, il modello di Dmitri Shostakovich. In generale: quanto le arie musicali, pur involontariamente, sono legate da inevitabili nessi?

Si, già lo so… cercherò di dormire di più!!! 🙂

Il cambio della guardia

Il cambio della guardia, dal sottotitolo Itinerari semantici nella cinematografia italiana del secondo ‘900: dalla conchiusa commedia all’aperta contemporaneità, vuole essere un articolato e attento esame di una parte della produzione cinematografica italiana della seconda metà dello scorso secolo. Nello specifico scruta le trasformazioni di quella che veniva denominata commedia all’italiana che ha annoverato, tra alcuni dei suoi Maestri, i nomi di Comencini, Emmer, Loy, Monicelli, Risi, Scola.

Tuttavia il presente saggio non si limita a ciò, in quanto si sviluppa su più piani. Quello squisitamente cinematografico è senz’altro il maggiore ma non esaurisce la profondità dell’analisi, ponendosi dialetticamente in rapporto con la cultura della modernità e con quella che è stata denominata postmodernità, o contemporaneità. È in tale ottica che vengono prese in considerazione anche alcune tesi di illustri critici d’arte e letterari, quali Renato Barilli e Giulio Ferroni.

Inoltre, attraverso l’esame di alcuni dei più noti film italiani successivi al 1950 (tra quelli maggiormente approfonditi, per il livello di dettaglio a cui ci si spinge, spiccano C’eravamo tanto amati di Ettore Scola e La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana), indirettamente si svolge un’analisi di costume. È in questo modo che, all’interno dell’ampio percorso, esaminando i criteri e le angolazioni che hanno ispirato e prodotto i film, l’autore cerca di identificare i momenti e i passi di ciò che definisce processo storico-filmico di costume – quello proprio di cambio della guardia – che conferisce il titolo al libro.

Ecco i link ad alcune vetrine dove è possibile acquistare il libro:

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