Da Borgo San Pietro a Poggio Bustone sulle tracce di Lucio – di R.Sabatini-F.Sommella

Appunti di viaggio… e altro (di Rosanna)

Oggi mi sono svegliata “alle 7 e 40”; sarei partita “presto presto” anche se non c’era il “traffico lento”, perché non era un’ora “di punta” ma, a Borgo San Pietro di Petrella Salto, mancava l’acqua e, dopo le proteste con la Soc. APS, ho dovuto aspettare ancora qualche ora, per recarmi a Poggio Bustone insieme a Fabio.

Da anni aspettavo di provare “emozioni” e di “seguire con gli occhi” aironi, magari non “sopra il fiume” ma sui laghetti ai piedi del paese; ho soltanto parlato “del più e del meno con un pescatore” per una mezzora e così non ho sentito “che dentro qualcosa muore”.

Sono salita a fari accesi verso il paese e ho guidato piano, perché non conoscevo la strada e non volevo “vedere se poi è tanto difficile morire”. È meglio guidare a 30 km/h come indicato in tutti i cartelli che dalla Via Ternana portano al paese (tralascio di scrivere il numero delle auto che mi hanno comunque sorpassato).

A Poggio non ho coperto “una piantina verde sperando possa nascere un giorno una rosa rossa”: le mie meravigliose piante di rose, nei miei Giardini di “Tutto l’Anno” in quel di Borgo San Pietro ( piante che non ho comprato per “una lira”), stanno morendo per ordinanza comunale (divieto di utilizzare acqua per giardinaggio et similia).

Non ho preso a pugni “un uomo solo perché è stato un po’ scortese”, ma le mie rose lo farebbero volentieri e gli direbbero: “Capire tu non puoi”, tu chiamali se vuoi…

Arrivati a Via Roma, abbiamo cercato il numero 40 (non per giocarlo a lotto); la leggenda vuole che sia stata la casa di Lucio; tuttavia una simpatica parente del cantautore ci ha indicato una diversa abitazione e il balcone dove lui era solito suonare la chitarra.

Dopo le foto dal belvedere, ci siamo recati a piedi verso il cimitero e i vicini “Giardini di marzo”.

Per arrivare alla statua di Lucio, siamo passati attraverso un’area che non aveva un aspetto ben curato come del resto anche le aiuole; ho guardato la statua e mi è parso che Lucio fosse triste per la trascuratezza circostante; in estate i giardini non “si vestono di nuovi colori” però una maggior cura non guasterebbe.

Mentre stavo nei giardini, dentro la mia testa ho sentito un “mix” di musica e parole: emozioni! L’ultimo brano cantava così: “A te che sei il mio presente, a te nella mia mente e come uccelli leggeri fuggon tutti i miei pensieri, per lasciar solo posto al tuo viso che, come un sole rosso acceso, arde per me”.

Risalendo dai Giardini di Marzo al centro storico, siamo giunti al ristorante La locanda francescana, sede anche del Fans-Club di Lucio Battisti a Poggio Bustone, dove abbiamo gustato un abbondante e genuino pasto servito con garbo e celerità.

All’uscita dal ristorante, abbiamo percorso le stradine del centro storico godendo dei suggestivi scorci panoramici tra una casa e l’altra, come testimoniano le foto.

Mentre camminavo mi chiedevo se Lucio avesse mai poggiato i suoi piedi, dove li stavamo poggiando noi; osservando il panorama, ho pensato che era ciò che lui aveva visto dal suo balcone e che si ritrova in molti testi di Mogol; perché, se è vero che le musiche nascono prima, è pur vero che – in genere – chi scrive le parole di una canzone si confronta con il compositore circa chi o che cosa l’abbia ispirato.

E poi… di nuovo “sì, viaggiare, evitando le buche più dure”, verso Borgo San Pietro di Petrella Salto.

Arrivati a Rieti ci siamo persi e una gazzella dei carabinieri – grazie ai due cortesi addetti dell’Arma – ci hanno fatto strada fino al Campo Sperimentale… ma questa è un’altra storia!

[Rosanna Sabatini, 20 Agosto 2020]

… ed elucubrazioni (di Fabio)

E già, perché pensavo che “Oggi è stata gran festa in paese”, ma… “Che ne sai , tu, di un campo di grano?”

Sai che “la stalla con i buoi” mi han donato “per cielo gli occhi tuoi”.

Quindi ho scoperto che “oltre il monte c’è un gran ponte” “dove i frutti son di tutti”. Mi sono poi addormentato e ho sognato “un cimitero di campagna” in cui poter “riposare un poco”, forse “due o trecento anni”.

Al risveglio mi son reso conto che “i giardini di marzo si vestono di nuovi colori”. Cedendo però a una “sensazione di leggera follia” ho seguito una “gallina”: quella, “spaventata in mezzo all’aia, fra le vigne e i cavolfiori mi sfuggiva gaia”.

Già avevo cancellato “col coraggio quella supplica dagli occhi” e allora mi son messo a correre lungo “distese azzurre”, “verdi terre”, “discese ardite”, “risalite“, finalmente sentendomi “umanamente uomo”.

Così ho compreso che “ad ognuno la sua parte: saper vivere un’arte”.

[Fabio Sommella, 20 agosto 2020]

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)

 

4 risposte a “Da Borgo San Pietro a Poggio Bustone sulle tracce di Lucio – di R.Sabatini-F.Sommella”

  1. Cosa posso dire? Bravo. Hai fatto un gran lavoro. Una composizione lunga, fatta con amore. Un mosaico di parole e foto che trasmette in modo sequenziale e perfetto tutte le emozioni che ci ha lasciato il grande Lucio

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