In un interessante post di un amico di FB, che d’ora in poi in questo articolo indicherò in breve come FB friend (nello specifico si tratta di uno dei chitarristi – di eminente formazione classica coniugata a un estro strabiliante – che ammiro maggiormente per il suo virtuosismo e la sua leggerezza esecutiva), trovo quanto segue:
… intervista su Tg3 al Maestro Muti che dà conforto a chi da anni, come me, sostiene la “battaglia” contro ciò che, mal insegnato, distrugge la passione di tanti giovani e li allontana dalla Musica. / Domanda: Qual è il modo migliore per avvicinare i più giovani alla grandiosa tradizione musicale italiana? / Risposta M°: Non deve essere l’afflizione del solfeggio Do- Re Mi – Fa. Quello non serve assolutamente a niente…
Leggendo ciò, metto un cuoricino perché vengo colto da un immediato senso d’approvazione, pur nell’apparente – solo apparente – genericità dell’affermazione. Poi maggiormente mi viene da approvare la successiva precisazione del FB friend:
Il Maestro faceva riferimento al modo affliggente e da supplizio con il quale molti fanno “avvicinare” i giovani alla musica ottenendo, naturalmente, l’effetto contrario. Naturalmente saper solfeggiare o, meglio sarebbe dire, saper dividere e contare è alla base del suonare, ma è certamente un aspetto successivo rispetto all’innamoramento iniziale
Ulteriormente non posso che approvare questa precisazione che mi conduce a specificare che “saper dividere e contare è alla base del suonare” ma ancor più del comporre e dello scrivere musica.
Così mi viene da ampliare il discorso, fin qui puramente musicale, alle arti in genere e, se vogliamo, oltre. E lo amplio con un mio post su FB che contiene una mia sentita riflessione, teorica e pratica.
Molteplici formule dogmatiche, unilaterali, vigono ancora in molte forme d’arte che viceversa – come, del resto, la vita – sono opere aperte, vale a dire – semplificando, ovviamente, molto – entità equipaggiate di plurime porte d’accesso.
Talvolta financo la scienza può esser acceduta attraverso percorsi alternativi, meno canonici.
Come dire, tornando all’originaria affermazione del Maestro Muti e alla convinzione (che condivido in pieno) del mio FB friend, che perfino nello studio della musica si possono abbinare rigore, creatività e divertimento.
NdR: nelle immagini presentate in quest’articolo, parte delle copertine dei molteplici testi di teoria musicale che, nel corso dei decenni, hanno contribuito alla mia formazione, musicale e non solo.
[Fabio Sommella, 22 giugno 2020]
Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)
Sono d’accordo su tutto!
Grazie, Rosanna! 🙂