Percezione sociale e film: esempi di bias

Così come Kant assimilava il pensiero al giudizio, analogamente la psicologia cognitiva definisce la categorizzazione una forma di percezione; questa, in ambito psicologia sociale, divenendo appunto “percezione sociale”.

I tre stadi della percezione sociale – categorizzazione, caratterizzazione, correzione – esprimono molto bene i passi logici che ciascuno di noi compie solitamente, rispettivamente: prima interpretazione dei dati sensoriali in termini di apparenza fisica e comportamento; inferenza delle caratteristiche disposizionali elicitanti il comportamento osservato; modifica delle conclusioni raggiunte dalle operazioni condotte analizzando le caratteristiche della situazione.

La terza fase, correzione, può essere o meno presente, tanto che, in mancanza di controindicazioni correttive, la nostra percezione può rimanere centrata sugli esiti della prima fase, la categorizzazione propriamente detta, e la valutazione di un individuo o di un gruppo rimarrà quella dettata dalla prima impressione, da cui il motto “la prima impressione è quella che conta”, eventualmente rafforzata dagli esiti della seconda, la caratterizzazione.

Non ultimo, un ruolo fondamentale, nella percezione sociale possono avere le aspettative: queste, centrate da una parte sull’esperienza e quindi sulla memoria pregressa, dall’altra su quanto si desidererebbe fare o raggiungere; qui un ruolo ancora importante potrebbe avere la memoria prospettica.

Quindi fonti informative sociali e aspettative entrano e lavorano nei tre stadi della percezione sociale; a volte concorrendo anche a clamorosi bias (storico quello di McConnell sull’apprendimento, dapprima presunto ma poi fallace, nelle planarie), ovvero leggere in ciò che percepiamo non  il vero ma ciò che desidereremmo. Un divertente pur amaro esempio di ciò è nel film del 2001 Alla rivoluzione sulla due cavalli, di Maurizio Sciarra, in cui tre giovani protagonisti, desiderosi di recuperare i fermenti politici e rivoluzionari in una società italiana avvertita sopita e assente di tali umori, si dirigono verso Ovest. Lungo una sorta di rediviva e moderna via francigena, per i protagonisti, speranzosi di ritrovare nelle metropoli iberiche il gremito sventolio di bandiere rosse (aspettative), quelle città prendono in un certo modo simbolicamente il posto della medievale Santiago de Compostela. Giunti a destinazione, dopo un iniziale silenzio, scorgono ciò che potrebbero interpretare in tal senso: una lunga parata di giovani sventolanti bandiere rosse (categorizzazione), testimonianza del furore rivoluzionario da loro atteso (caratterizzazione). Purtroppo si rendono conto di aver equivocato: si tratta solo di una folla di tifosi di calcio che si recano allo stadio (correzione).

Bias scientifici, bias sociali: tutto il resto è scienza o vita!

[Fabio Sommella, luglio 2015]

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