Ancora sulle motivazioni e ragioni dello scrivere

 

Voglio trattare qui le motivazioni e le ragioni dello scrivere: riguardi ciò le  poesie, i racconti, i romanzi, la saggistica, sia essa critica letteraria o cinematografica, le composizoni musicali…

Se ho già trattato in forma critica anche questi aspetti nel mio Passaggi molteplici nel romanzo postmoderno: Bianciardi, Calvino, DeLillo, Eco, in particolare nelle pp. 33-40, argomentando su alcune interessanti tesi di autorevoli autori (per i riferimenti di base si veda qui) e in forma di fiction nel mio raccontino dialogico Perché scriviamo, presente su questo stesso sito, mi fa piacere tornare qui ancora in chiave critica per puntualizzare alcuni aspetti.

Vero: c’è troppo rumore. E non sempre – forse quasi mai – la mole di ciò che si scrive va di pari passo con la qualità. Anzi: spesso – specie  nell’alveo dei neoscrittori – la qualità è scarsa; mentre le pretese di riconoscimento sono alte. Spesso non si ha l’umiltà – non abbiamo l’umiltà –  di riconoscere che per pretendere si deve anche sapere; e per sapere si deve studiare, riflettere, elaborare, impegnarsi, affinarsi, esercitarsi… trovare nessi. Nessi transdisciplinari, trasversali, across. Pur mantenendo ovviamente – e ciò è davvero arduo – il senso della realtà.

Ma spesso vogliamo il risultato senza tutto ciò.

Oggi – grazie alle, o per colpa delle, nuove tecnologie e internet – scriviamo tutti; certamente molti; forse in troppi. Ciò a differenza di trenta-quaranta anni fa, quando la possibilità di scrivere, di diffondere i propri scritti, di giungere a una qualche pur marginale editoria, era sicuramente inferiore e limitatissima.

Tuttavia…

Mi sovviene (!?!) un parallelismo fra arte in genere ma più in particolare l’arte dello scrivere – o pretesa tale – e vita. Chi ha nozioni generali di biologia o ha dedicato parte del proprio tempo allo studio di questa, sa bene che la vita – con la sua varietà di forme e adattamenti –  attecchisce nei luoghi più impensati. Certo: la vita si basa sulla presenza di acqua, sulle molecole organiche o chimica del carbonio, generalmente richiede la presenza di ossigeno, ha un metabolismo guidato da enzimi, implica macromolecole quali acidi nucleici e proteine, ecc. ma – in definitiva –  forme di vita attecchiscono, si adattano, si diffondono, si sviluppano, si trasformano anche nei luoghi più inospitali e impervi del nostro pianeta.

E l’arte in generale, probabilmente, non è da meno. Può anch’essa sorprenderci sorgendo e sviluppandosi negli ambiti più inconsueti e inattesi. nelle aree di minor sviluppo e diffusione culturale. O – forse è meglio dire – di differente sviluppo culturale.

Ma, con il sudddetto parallelismo, possiamo spingerci oltre: parallelizzare l’arte – o sempre pretesa tale – e la bellezza. Anche quest’ultima può attecchire e svilupparsi nei luoghi più impensati. Come scriveva il Maestrone Francesco, nel suo Autogrill? “Bella d’una sua bellezza acerba / bionda senza averne aria / così triste come i fiori e l’erba / di scarpata ferroviaria…“.  Fiori ed erba di scarpata ferroviaria: tristi, – perché in luogo di abbandono – eppure di una bellezza estrema.

Il tanto – troppo – rumore che molesta e fa disdegnare gli aristocratici intelletti dovrebbe tener conto della meravigliosa chiosa del felliniano 8 ½. Fellini, Flaiano & Co., cosa fanno pronunciare al protagonista Guido Anslemi, quando egli sta per abbandonare il suo progetto artistico, che ritiene votato al completo fallimento, ma viceversa avverte un’inaspettata gioia che ha attecchito nella sua interiorità germogliare adesso, inondandolo di una meravigliosa quanto sorprendente felicità? “È una festa la vita: viviamola insieme!

Perché scrivere, se lo senti importante, è come bere o respirare.” [Da Perché scriviamo]

Vale anche – e soprattutto – per i denigratori del diffuso e capillare scrivere: sia esso poesia, narrativa, saggistica, musica… 😊

[Fabio Sommella. 15-16 dicembre 2018]

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)