Introduzione
Molto spesso, a riguardo della Conoscenza, nel senso più generale della parola, usiamo i termini elencati nel titolo di questo articolo, o più compiutamente parliamo dell’essere “istruiti” o “eruditi” o “dotti/indottrinati/sapienti” o “colti”.
Senza dubbio, tra questi termini o espressioni, esistono delle profonde differenze, quantitative ma anche qualitative, circa i modi e i livelli di Conoscenza.
Proviamo a vedere più da vicino queste espressioni, facendo le opportune distinzioni, senza ricorrere a criteri canonici, precostituiti, a rigide definizioni da vocabolario. Ovvero: proviamo a formulare definizioni possibilmente corrette, che siano oggettive, ma coerenti con la nostra visione e la nostra esperienza, se necessario estendendole, pur rimanendo vigili e attenti a non scrivere corbellerie.
In definitiva, proviamo ad attribuire a questi termini ed espressioni delle coerenti accezioni, valide nell’uso comune ma anche su un piano teorico, magari fornendo degli esempi indicativi e argomentando variamente attorno ai significati che vi attribuiamo.
L’uso che ne facciamo, consapevolmente o meno, può avere risvolti profondi anche nella vita pratica.
ISTRUZIONE
Livello di conoscenza base, l’Istruzione è sostanzialmente quella che la Scuola tradizionale, che la quasi totalità di noi frequenta o ha frequentato fin dalla più tenera età, dovrebbe permettere di raggiungere, ai più, in alcune materie o discipline professionali.
L’Istruzione dovrebbe permettere a ciascuno che la persegue e vi si cimenta, in una o in tutte le discipline che costituiscono i suoi corsi, di raggiungere un livello di Conoscenza fondamentale, ritenuto necessario dalla Società per svolgere determinate attività, teoriche o pratiche.
Interessante e sintomatico è che siano esistite, ed esistano tuttora, delle separazioni[1] fra Ministero dell’Istruzione, Ministero della Cultura, Ministero dell’Università e Ricerca.
I Livelli della Scuola sono, almeno qui in Italia, notoriamente distinti in Scuola Materna, Primaria, Media Inferiore, Media Superiore, Università. E, man mano che si procede, se si procede, altrettanto notoriamente si raggiunge un livello progressivamente crescente di Istruzione, da un livello primario a uno medio… e così via, in materie eterogenee, in materie professionali e/o specialistiche. Ciò, in un’ottica di società utopisticamente perfetta come una macchina ideale, sarà funzionale, o dovrebbe essere funzionale, al Lavoro che ciascuno di noi espleterà, poi, nella Società.
L’Istruzione è quindi ciò che ci serve a rispondere alle domande specifiche a livello base. Oppure è, o è anche, ciò che ci serve ad adempiere, più o meno bene, delle attività in un ambito lavorativo.
A volte basta poca istruzione, specialistica, per essere una pedina fondamentale in una catena produttiva. Esempio tipico estremo potrebbe essere il personaggio di Charlot in Tempi moderni, di Charlie Chaplin, dove una persona, che finisce per essere alienata, che sa fare una sola cosa, che è “istruita” ad adempiere una sola cosa, è tuttavia un ingranaggio fondamentale in un sistema più ampio, di cui spesso, o quasi sempre, la stessa persona ignora i confini, le logiche, le finalità.
Altro esempio, più recente, è il personaggio interpretato da Gian Maria Volontè in La classe operaia va in paradiso, di Elio Petri, dove un campione di cottimo, “istruito” benissimo affinché anch’egli adempisse velocemente ed efficacemente a determinate operazioni/mansioni, prende infine coscienza del proprio malessere e del più generale e diffuso malessere societario.
Ma si possono fare esempi anche a livelli più alti.
Istruzione a livello di scuola superiore: uno studente che “studia” al fine di superare l’interrogazione, magari ricavando la sufficienza o anche un discreto sette. A fine anno lo studente sarà probabilmente promosso, ma avrà comunque una preparazione appena mediocre, laddove avrà appreso una serie di “nozioni” – negli anni ’70, o giù di lì, nelle scuole si rivolgevano acerrime critiche al “Nozionismo” – quasi a livello automatico, adatte al pronto e immediato uso di quell’anno scolastico, per prendersi un “pezzo di carta” da presentare alla Società, a un’Azienda un domani, quando cercherà un lavoro. Un pezzo di carta che potrà servire anche per… soffiarsi il naso, qualora non abbia a disposizione i fazzoletti!
Istruzione a livello universitario e postuniversitario: pensiamo a un medico che memorizza i concetti della fisiologia o a uno specializzando e anche a uno specializzato che si trincera dietro i rigorosi e “protettivi” protocolli medici, senza la capacità di leggere e interpretare davvero i dati clinici di un paziente in base alla sua storia personale e clinica, alle “possibili” cause di una malattia, la cui comprensione può magari aprire nuovi e inaspettati orizzonti verso la terapia e l’auspicabile guarigione o dismissione del male.
L’Istruzione pertanto – sia a livello primario che a livello più alto – è il “minimo sindacale”, per sua natura limitante, limitata, limitativa, riduttiva nella visione degli orizzonti più ampi e realistici, è “osservare l’ovvio” o l’atteso, in quanto non ci chiede di essere e venire a conoscenza di ciò che è al di là di una parziale e talvolta sommaria visione; ma tuttavia, entro certi limiti, è funzionale a un sistema produttivo e di servizio più ampio che non voglia andare “oltre” la soglia del noto, dell’atteso, del previsto, del banale, della noia, del curabile e dell’incurabile.
ERUDIZIONE
Appena superiore al precedente, il livello dell’Erudizione appartiene a chi, di qualcosa, conosce appena “qualcosa” in più (di chi è “istruito”), ancora su una certa e unica disciplina, tale da manifestare forme di conoscenza talvolta disperse e prive di sistematicità.
Il prototipo dell’erudito, in un certo contesto, è il personaggio manzoniano di Don Ferrante, visionario presunto e fallace conoscitore delle cause della peste del ‘Seicento.
Non è granché essere eruditi, circa una materia o disciplina: significa poco o nulla, significa non saper pensare in modo originale, spesso sbagliando, usando nozioni raccattate qua e là, anche raffazzonate, e pretendendo di possedere risposte prima ancora di essersi poste tutte le domande opportune.
INDOTTRINAMENTO/SAPERE
Indottrinamento, anche definibile Sapere, ha come figura precipua il dotto, l’indottrinato. Questo conosce molto, o quasi tutto, di una disciplina o materia, delle sue complesse e articolate forme di conoscenza; ma non sa uscire fuori di esse.
Lo specialista, anche originale, di qualcosa è il sapiente/dotto/indottrinato che conosce il proprio mestiere, la propria professione e dice “Questo è il mio mestiere”, inorgogliendosi in modo vanesio. Bello come il Re Sole, si sente un dio nel proprio stato/nazione. Ma, fuori di esso… non sa vederne i nessi, reali o eventuali, con altri stati, altre nazioni, altre professioni, altre discipline, con tutto ciò che è al di fuori di quello specifico proprio contesto.
CULTURA
Qualcuno ha detto che la Cultura è ciò che si sa quando si è dimenticato tutto. Questo è senz’altro vero, anche se la cultura – la conoscenza spontanea e inaspettata – fiorisce ed emerge talvolta in modo sorprendente sotto naturali sollecitazioni. Il colto è colui che, oltre a essere indottrinato in una o più materie specifiche, le sa “collegare”, sa vederne l’articolazione, la trasversalità – across, dicevano qualche tempo fa i profeti dell’approccio sistemico – nell’ambito di un sistema più ampio, che è quello del Mondo, che era quello del Grafo dell’Enciclopedia Einaudi, che oggi è quello di Internet.
Dotato quindi di approccio sistemico, il colto vede, ipotizza, verifica, correla, ricerca meccanismi causa-effetto e monta/smonta nessi, correlazioni e ipotesi di meccanismi causa-effetto.
Esempio di correlazione esistente, ma assenza di meccanismo causa-effetto (studio americano, citato nei contemporanei manuali di psicologia generale): si notò che le morti per annegamento erano positivamente correlate al consumo di frutta e verdura (ovvero: nel periodo di più frequenti morti per annegamento, la popolazione consumava maggiori quantità di frutta e verdura). Si sarebbe potuto – erroneamente – ipotizzare che, coloro che mangiano maggiori quantità di frutta e verdura, per qualche oscuro motivo fossero con maggior frequenza esposti a rischi di annegamento. Questa è , di fatto, una correlazione vera che, tuttavia, non si basa su un’esistente meccanismo causa-effetto in quanto, tanto la maggiore frequenza di bagni, al mare o al lago, quanto il maggior consumo di frutta e verdura, avvengono d’estate. Pertanto, la causa delle maggiori morti per annegamento, è la stagione estiva, in cui oggettivamente la balneazione è ovviamente più frequente.
NB: l’istruito, financo l’erudito, avrebbero banalmente liquidato la questione senza smontare la fallace correlazione; il sapiente, e certamente il colto, non sarebbero caduti nella trappola in quanto avrebbero guardato più a fondo la realtà non immediatamente visibile.
Quello appena citato è uno dei tanti e disparati esempi della flessibile forma-mentis di una persona comunque colta.
Qualcuno disse che la differenza tra Einstein e Marconi stava qui: Marconi era geniale – sapiente – nella sua disciplina, Einstein lo era in tante discipline, quindi colto.
Non si confonda la Cultura con la Tuttologia: la cultura è sapersi porre domande, anche senza saper fornire le risposte, è saper dubitare e lasciare anche questioni aperte; la Tuttologia è pretendere, sempre, di avere e dare risposte, spesso o quasi sempre erronee, fallaci, che partono anche da presupposti sbagliati e questioni mal poste.
Ancora: prima di anelare alle risposte bisogna porre domande coerenti e contestualizzate.
Annotazione a latere
Inadeguato, e anche ridicolo, sarebbe porre l’accento su Erudizione e Sapere/Indottrinamento, come tempo fa era scritto (sorprendendomi) su un sito di riferimento di questi concetti, nei termini secondo cui il primo (Erudizione) sarebbe fondamentalmente d’impronta e matrice Classica, il secondo (Indottrinamento/Sapere) viceversa sarebbe di carattere eminentemente scientifico. Questo distinguo appare fuori tempo, ancora figlio delle “Due Culture” di Snow che purtroppo, seppure in forma e modi diversi, persistono e stanno tornando di moda (come altra melma pseudoculturale) in alcuni ambiti “Culturali”, o pseudo tali.
Viceversa i due concetti dovrebbero essere inquadrati nell’ottica differente enunciata in questo articolo e ribadita nelle conclusioni.
Conclusioni
Dovremmo considerare Istruzione, Erudizione, Indottrinamento/Sapere, Cultura come gradini o tappe di un gradiente, un continuum, ininterrotto – analogamente alla retta dei numeri reali – dove si transita, se si vuole e quando si vuole, lungo tutta una vita.
Il transitare comporta il progressivo muoversi nonché trasformarsi da una dimensione/visione iniziale, puramente epidermica e accidentale, a una dimensione/visione successiva e/o finale, profonda e sostanziale, di fatto irraggiungibile completamente, ma Leibniz sosteneva che non è importante raggiungere l’Infinito quanto, viceversa, tendervi.
Inizialmente, quando siamo molto giovani, ci si mette, quando si può e per non essere sguarniti o svestiti, un abito d’istruzione che ci veste appena, quel tanto che basta per poter comparire in Società, nel Lavoro; dopo, quando siamo avanti con gli anni, tutto il nostro essere è – spesso, ci si augura – visceralmente sempre più vestito e costituito di cultura, caratterizzato e sorretto da una forma mentis che ci permette di vedere e interpretare il Mondo in maniera più consona e vicina alla realtà.
Pena è essere non cittadini del Mondo bensì automi nelle mani di poteri più o meno occulti, siano scolastici, lavorativi, aziendali, societari, nazionali o sovranazionali.
[Fabio Sommella, 23 Marzo 2025]
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