L’analisi di Max Wertheimer, all’interno della Scuola della Gestalt, sui processi di unificazione e segregazione attivi nel campo visivo, poggiava, tra gli altri, sui fattori fondamentali di Prossimità e Somiglianza.
Wertheimer, insieme a Kofka e a Kohler, negli anni ’20 ebbe notevole influenza sull’arte delle avanguardie; tra queste il Bauhaus, scuola fondata a Weimar nel 1919 dall’architetto Walter Gropius e potentemente sviluppatasi in Germania negli anni ’20. Se Kandinsky e Klee furono tra gli artisti stranieri che coadiuvarono e contribuirono all’ulteriore prestigio e al successo della Scuola, certamente uno dei principali artefici tedeschi fu Josef Albers.
L’interesse di Albers per gli studi sulla percezione (e per i citati fattori fondamentali) da una parte, dall’altra per la matematica e in generale per la scienza, sono significativamente evidenti nella sua opera Frontal, del 1927: su uno sfondo rosso-arancio, asticciole più scure e più chiare si contendono il campo visivo; queste,, spostate in base a certe posizioni, sembrano molto diverse fra di loro, dando così proprio luogo alla possibilità di un’indagine scientifico-matematica circa le leggi della percezione.

L’interesse di Albers per la scienza e le sue analisi è evidente scorgendo, sempre in Frontal, la forte analogia con la struttura del “sarcomero”, unità fondamentale e basilare delle miofibrille di actina-miosina, proteine filamentose della fibra muscolare. Ciò è sintomatica testimonianza di come l’arte astratto/informale del XX secolo abbia teso, nella maggior parte dei casi (con alcune eccezioni tra cui Boccioni o i metafisici o i surrealisti) a farsi appunto scienza e tecnica, formalizzazione tecnologica, aspirando quindi a divenire rigorosa regola, pur non riuscendo sempre a conciliare due polarità antitetiche.
Albers, nei primi anni ’30, come molti dalla Germania sarebbe emigrato in USA dove, successivamente negli anni ’40-‘50, avrebbe influenzato anche la Scuola di New York e l’arte di Mark Rothko (anche lui emigrato dall’Europa, Russia), e con ciò parte dell’arte americana del ‘900.

Rothko supererà Albers nel sublime mondano e materico, caduco, un sublime fondato sul contrasto dei colori, rosso e nero e pertinenti ai temi di luce e buio, morte e vita, ai dualismi estremamente vibranti nell’opera di Rothko.
Ma tutti questi artisti, indirettamente nei loro percorsi, risultano debitori verso Max Wertheimer e gli altri psicologi della Gestalt.
[Fabio Sommella, agosto 2015]
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