Percezione e azioni

In merito al rapporto fra processi percettivi e movimento, appare interessante quanto teorizzato e sperimentato, tra gli altri, indipendentemente da due omonimi (NdR: l’omonimia, quando le fonti non citano sempre i nomi propri, può trarre in inganno, su tematiche simili e periodi storici molto vicini): J. A. Adams nel 1971 e C. D. Adams, insieme a A. Dickinson, nel 1981.

Esistono due strategie fondamentali per la guida percettiva di un’azione, ovvero 1) controllo feedback sensoriale (es: avvitare una vite) anche detta a circuito chiuso, basata sul controllo on-line e poco costosa ma lenta e 2) tramite movimento balistico (es: lanciare una palla per fare canestro) anche detta a circuito aperto, richiedente pianificazione, veloce ma costosa.

Con il modello a feedback a controllo continuo si approda alle teorizzazioni e agli studi di J. A. Adams (1971), il quale introduce i due concetti di 1) traccia mnestica, ovvero rappresentazione del movimento da eseguire, richiamata dopo la selezione dell’azione da eseguire, per iniziare il movimento; 2) traccia percettiva, ovvero una forma di rappresentazione non dell’azione da eseguire ma delle sue conseguenze percettive.

D. Adams e A. Dickinson, un decennio dopo (1981), avrebbero ampliato il concetto di rappresentazione negli studi sulla svalutazione delle ricompense. Insieme ad altri ricercatori si era posto la questione cruciale se il ratto che preme una leva per ottenere cibo ha «capito» il nesso causale tra la pressione della leva e l’ottenimento del cibo. Ovvero se il ratto ha effettivamente una rappresentazione mentale che mette in relazione la pressione della leva con l’arrivo del cibo, oppure il cibo fornito dopo la pressione della leva ha semplicemente creato un automatismo; nel primo caso si parla di azione, e quindi di uno scopo, nel secondo caso solo di una risposta. Avvalendosi di una procedura di svalutazione (Adams & Dickinson, 1981) si poté stabilire che durante il condizionamento strumentale dei semplici ratti sono in grado di rappresentarsi le conseguenze delle proprie azioni, e quindi il loro comportamento può essere definito motivato, guidato cioè da uno scopo, e non è un semplice automatismo. [Turatto, Massimo. PSICOLOGIA GENERALE – Edizione digitale (Italian Edition) (pp. 233-234). MONDADORI EDUCATION. Kindle Edition.]

Ulric Neisser

Non ultimo va notato come anche questi studi indipendenti, dei due Adams, si innestino saldamente nella visione del padre della psicologia cognitiva, Ulric Neisser, e nella sua modellizzazione dei cicli percettivi fondantisi su percezione/accomodamento/azione che implicano la continua modifica degli schemi rappresentazionali acquisiti del mondo, in certo modo e misura tanto nei ratti quanto negli uomini.

[Fabio Sommella, marzo 2022]

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