La percezione visiva come compromesso

La percezione visiva è un tentativo di ricostruire un mondo tridimensionale con le proiezioni delle immagini retiniche.

Già la Legge di Emmert ne è un esempio: la dimensione percepita di un particolare angolo visivo è direttamente proporzionale alla sua distanza percepita o, in altre parole, più un oggetto ci sembra lontano, più ci sembra grande. La luna all’orizzonte appare (!?!) più grande. Le due teorie interpretative, una l’inversa dell’altra, ben rappresentano, con tutte le loro apparenti o reali contraddizioni, l’ambiguità o complessità di tale processo: 1) la dimensione percepita di un oggetto è proporzionale alla distanza percepita; 2) la distanza della luna viene desunta dalla sua dimensione percepita.

In merito si potrebbe affermare che la percezione dell’occhio normale applica spontaneamente le leggi della prospettiva di Brunelleschi e Leon Battista Alberti.

Completamento amodale dietro agli occludenti: caso dei 5 quadrati e degli elementi rettangolari (di complemento o di complicazione delle immagini con i peculiari effetti ottici. )

Ma la fenomenologia della visione è apprezzabile nel completamento amodale dietro agli occludenti, come nel caso dei 5 quadrati e degli elementi rettangolari di complemento o di complicazione delle immagini, con i loro peculiari effetti ottici.

Oppure nella relazione tra figura e sfondo, con i fattori di stratificazione di Edgar Rubin e della Gestalt a inizio XX.

Relazione tra figura e sfondo.

Ma si pensi anche a Wertheimer e ai cosiddetti spontanei processi di unificazione.

In una ulteriore figura ambigua, come il triangolo di Kanizsa, è evidente la possibilità di adottare due approcci:

Triangolo di Kanizsa.

1) L’empirismo interpretativo, o generazione dell’oggetto più probabile, di Hermann von Helmholtz come insieme di conclusioni

  • tratte inconsapevolmente al di sotto della soglia dell’osservatore
  • e basate sull’esperienza pregressa

 

2) e l’organizzazione autoctona della Gestalt, o continuazione amodale, cioè la continuazione dietro agli oggetti occludenti.

In conclusione il sistema visivo, attraverso le strategie del processo percettivo, tende a ricostituire le relazioni spaziali perdute nell’immagine retinica cercando di superare la quota d’indeterminazione ottica che, inevitabilmente, si origina nella mediazione tra oggetto distale e percetto.

[Fabio Sommella, gennaio 2022]

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