Quando canzoni divengon emozioni

Nella seconda metà dei ’70, tra i cantori d’una Roma popolaresca, c’era pure Lui. Molti se lo ricorderanno per quell’Ammazzate oh, che faceva il matching con il “Tacci tua” del duo de I Frascati.
Questo brano invece – che intreccia tempi di valzer a tempi di marcetta e altro – è decisamente gustoso e melanconico, forse solo come le vere ispirazioni popolaresche sanno essere. A me, Luciano Rossi – da non confondersi col trasteverino e compianto Stefano Rossi in arte Rosso – rammenta effettivamente Roma. Ma non la Roma “canonica” o monumentale; bensì quella semiperiferica: la Roma “daa Casilina“, “der Prenestino“, “daaa Tiburtina“, oppure quella centrale odierna ma – come diceva Renzo Vespignani – racchiusa e serrata fra le splendide mura del Verano e dell’Università.
Insomma questo Amore bello – pure da non confondersi con quello precedente del Claudio romano – è, secondo me, davvero bello!!!

“… Si quella bambina t’ha detto me spiace, un’artra domani te dice me piace me piace me piace quer modo strano che c’hai da dì a tutto er monno che ce stai solo Tu…” 😉

Amore bello di Luciano Rossi

Perché lo sai bene che Lei – come lo scoglio di Battisti e Mogol – davvero arginava il mare!

 

[Fabio, 08 febbraio 2019]

 

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)

Nostalgiche perenni beffe (ascoltando Wim Mertens)

Onde di mare
onde musicali
frammiste a immagini sfocate
nel tempo tuo
di doposcuola in tarde mattinate
e nel tempo della storia
di eterne figure muliebri
da trovatori cantate
ieri come oggi
nostalgiche perenni beffe
nella memoria.
[01 novembre 2018]

28 luglio 2018 – La Luna di Anna Vasta

Sei spuntata all’improvviso sul mio balcone- non ti aspettavo
casta come non mai
malgrado gli abboccamenti di ieri
quanti sguardi indiscreti
sui tuoi segreti.
Ora t’innalzi in solitudine tra cielo e mare a rischiarare solitarie notti
a scrutare dietro chiuse porte
Tu che non ami svelarti
senza veli le tue nudità disveli a chi fedele a te resta, finita la festa.
[Anna Vasta, 28 luglio 2018]

 

Noi figli della sabbia, di Anna Vasta (30 maggio 2016)

Anna Vasta

Noi figli della sabbia
affidammo al mare
le nostre speranze
di sabbia
noi che del mare
avevamo paura
consegnammo i figli
a quell’ infinità senza misura
noi senza una terra
senza un domani
ci siamo dati in pasto ai suoi
pescecani
meno feroci di quelli umani
Ora siamo al sicuro
in questi abissi dai vostri stolti
egoismi
ora lasciateci riposare perché
qui vogliamo restare
non fate la conta dei morti
per tacitare i vostri rimorsi
vivi ci avete lasciato
al nostro destino
ora ci ha accolto questo ventre
marino
come grembo di madre
Qui è la nostra pace.

[Anna Vasta, 30 maggio 2016]