Era

Era il digradare d’un quartiere urbano – una volta periferico, poi semicentrale – verso l’agro romano. Questo era stato caro al poeta tedesco, tanto da cantarlo in qualche sua opera. Laggiù, tra quei saliscendi verdi, m’aspettavo sempre d’incontrare qualche legionario romano, scappato non si sa come al Tempo e alla Storia. In quel frammento di consolare poi – tra Re di Roma e Colli Albani, dove da principio s’aspettava anche il pullman pei Castelli – annusai e concepii il mio concetto di città. Ma di lì a breve furono lunghi decenni nell’area metropolitana, tra i vagheggiati ricordi, nuove e diverse esperienze, amicizie, immaginazioni. Frascati crebbe nel cuore, mentre pure comparivano piaghe e ferite. L’università romana sembrava lontana, come se fosse vissuta dall’esterno. L’incontro con lei fu la giovinezza, prima quasi negata, poi cedette alla maturità. Pertanto la vita divennero i tanti lavori, le varie aziende, le diverse sedi. Così furono nuovi sfasci, nel cuore e nella mente, ma imparai che anche Milano – al di là del mito – non è poi così male. E ancora sole, pioggia, vento, insieme a lei e poi a un magnifico figlio. Ma giunsero inesorabili nuovi conti, alcuni attesi, sebbene più in là; altri… sì… davvero insospettati, tremendi. Fra i peggiori. L’universo, più volte, sembrò implodere facendomi interrogare circa il senso. Fino alle rinascite. In questo festoso, ininterrotto, fluire.

[Fabio, 14 marzo 2019]

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