Discordanze e comprensione (verità, rivoluzione e tragico)

Quando parli con tuo figlio – studente di cinema – e scoprite delle discordanze reciproche sull’accezione di ‘postmoderno filmico’ – lui sulla base dei trattati canonici accademici, tu della tua visione trasversale multidisciplinare – e, seppure convenite che esistono molteplici viste e angolazioni (come in ogni ‘opera aperta’), lui ti dice [NdR: sue parole spontanee ma, si sa, i giovani sovente sbagliano nei loro giudizi] “vabbeh, papà, ma alcuni di questi autori e tutor quarantenni non hanno la cultura che hai tu”, capisci allora il perché di alcune (tante?) cose.
Capisci perché il tuo grande amore della vita non ci sia più; il perchè dei tuoi studi giovanili; il perché le tue professioni siano state quelle e non altre; il perché di tante delusioni; il perché di tante amicizie nei decenni; il perché dei tanti amori, antichi e recenti; il perché di tanti esiti.
Capisci perché sei persuaso che la veritá sia sempre rivoluzionaria ma debba sempre fare i conti – quasi sempre perdendo – con le nostre istanze tragiche.

[Roma, 29 novembre 2018]

Te e io per altri giorni – Estate 2015

 

Quante serate passate insieme

Quante serate
passate insieme
ad allestire il rituale della cena,
ad aprir una bottiglia che s’accorda
col suo colore
al rosso della pietra,
allo scuro del piano,
al legno e al tetto,
alla grondaia e al lucernario,
al baluginar di luci
sul borgo oscuro
e al corso
e alla vallata
laggiù sui colli,
col vociare paesano
o ancor nel quartiere
urbano,
nel condominio della casa
faticata,
aspettando – chissà? – che il tempo adegui
cose
persone
luoghi
misure
e scelte.

Ora
con nostro figlio
si ripeton – per me, soltanto –
analoghi
ritmi e rituali
pur certo diversi
e penso a ciò che tu diresti
se ci vedessi
e sentissi – adesso –
parlar insieme di cose intense,
spesso come due vecchi amici
che l’intesa della vita
disunisce solo talvolta
per le inevitabili lacune
che creiamo
nostro malgrado.

Gelosa forse
un po’ saresti, tu,
qualche volta
di questa intesa e
dei nostri modi
perché “cosa da uomini”,
ma poi orgogliosa
ritorneresti
nostra regina
e fiera
di veder tuo frutto
crescere autonomo,
miglior di noi.

[28 agosto 2018]

Camminiamo tranquilli (A Eugenio) – 2006

Camminiamo tranquilli,
fianco a fianco,
nella sera;
io,
grande e corpulento,
con le mani in tasca, cercando,
come sempre,
le luci
nelle case e,
più fioche,
tra le tenebre del cielo;
tu,
piccolo e aggraziato,
affondando la mano nella busta,
intento a pescare e sgranocchiare,
sereno,
popcorn.

E la città si muove,
ora,
magica, luminosa e misteriosa,
come un tempo,
nella notte;
con gli echi
amplificati,
ancora,
dagli antichi racconti
dei nostri avi.

E in questo concerto,
novello canto siderale di PinkFloyd
o perenne serenata di notturni vicoli romaneschi,
mi perdo con la mente,
mentre l’universo,
ora stellato,
placido bivacca
nell’eternità e nello spaziotempo.

[19 novembre 2006]