Cultura umanistica e cultura scientifica: un legame tanto ovvio quanto spesso eluso, anche in un dibattito definibile “carino” ma in parte “deludente”

Riempie d’entusiasmo ricevere per email il cortese invito, da parte di uno dei più prestigiosi enti culturali nazionali (ma non solo), al secondo evento di un ciclo di incontri che si svolgono, da marzo a giugno 2025, presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani.

L’incontro ha per titolo Il legame tra cultura umanistica e scientifica e, come riporta l’email d’invito all’evento, “esplorerà l’interconnessione tra queste due secolari sfere del sapere, spesso considerate distinte ma in realtà profondamente intrecciate. Dalla filosofia alla tecnologia, dalla letteratura alla fisica, il dialogo tra discipline diverse ha dato vita a innovazioni e nuove prospettive sul mondo. Attraverso interventi di esperti, si rifletterà su come superare la tradizionale dicotomia tra scienze e humanities, promuovendo un approccio integrato alla conoscenza”.

Interessantissimo!

L’occasione mi appare particolarmente ghiotta, penso, considerando infatti che proprio pochi giorni prima ho scritto un pur sommario articolo, che verte sui Livelli della Conoscenza, dove cerco d’inquadrare il rapporto fra Istruzione e Cultura, che a mio avviso transita lungo un gradiente, attraversando fasi intermedie identificabili con l’Erudizione e con l’Indottrinamento o la Sapienza, in tal senso sbirciando in qualche modo e misura proprio il rapporto fra le due culture, su cui aveva scritto Charles Percy Snow, quella umanistica e scientifica, di cui personalmente rammento un antico e critico discorso della Docente di Lettere negli ultimi anni di liceo.

L’incontro, fissato per il pomeriggio del 17 aprile 2025, è tenuto da ospiti di rilievo, tra cui Paolo Vineis, Professore ordinario di Epidemiologia Ambientale presso l’Imperial College di Londra, Monica de Virgiliis,  Presidente di Snam, e Enrico Alleva, noto etologo, Direttore Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale – CE SCIC nell’Istituto Superiore di Sanità, Roma.  Questi relatori “porteranno una visione originale e complementare, arricchendo il dibattito sulla connessione tra questi due mondi.”

È così che, come altra volta, relativamente a limitrofa tematica, anche giovedì 17 aprile 2025 alle ore 17.00 raggiungo la Biblioteca dell’Istituto della Enciclopedia Italiana nella sontuosa sede storica di Palazzo Mattei di Paganica, Piazza della Enciclopedia Italiana, 4, in Roma.

Sono naturalmente emozionato di entrare in una location così austera. Chiedo ad una cortese addetta all’evento se posso scattare delle foto. Con garbo mi viene risposto di sì e, quindi, scatto le tre foto che allego a questo mio scritto.

Gli interventi dei tre autorevoli relatori, preceduti da una breve presentazione e poi da una prolusione del Direttore dell’Istituto, necessarie premesse che inquadrano il contesto dell’evento, si svolgono nell’arco di poco più di un’ora e un quarto. i loro contenuti sono molto tecnici, ognuno abbastanza pertinente alle aree di specializzazione specifiche dei relatori. Ciascuno di loro, nel corso delle proprie argomentazioni, lambisce la cultura umanistica, testimoniando quanto essa sia stata e sia rilevante nel proprio lavoro e studio. Ma, purtroppo, devo dire che nessuno di loro ne approfondisce l’eventuale profonda influenza su quella scientifica o anche crea ponti significativi o nessi di rilievo tra la propria disciplina di competenza, tecnico-scientifica, e la cultura umanistica.

Ovvero: al di là dello specifico – indubbiamente coinvolgente, di per sé – ambìto disciplinare di ciascun relatore, è assente, per un evento che si fregia di denominarsi Il legame tra cultura umanistica e scientifica, il necessario approccio filosofico che cerchi di determinare, pur in linea generale, le forme della conoscenza e della cultura, tanto scientifica quanto umanistica.

Riporto, solo a titolo di cronaca e senza alcuna pretesa critica sui contenuti, alcune mie annotazioni, necessariamente sommarie, che ho estrapolato (forse anche travisando) dai contesti tecnici specifici, viceversa articolati e doverosamente illustrati dai relatori, aspetti che tuttavia hanno suscitato il mio interesse e che quindi ho raccolto nel corso dei tre interventi:

  1. Causalità a Rete e Distale, anziché Lineare e Prossimale.
  2. 40 di milioni di visualizzazioni in 4 mesi in Francia su 4 notizie fake generate da AI russa. –> Nullìus in verba
  3. Taiwan: teoria olistica sull’informazione
  4. Echo Chamber Effect, quando ci si rafforza dicendo reciprocamente le medesime tesi
  5. Cross-Pollination, termine biologico citato come sinonimo di Contaminazione
  6. Veglia responsiva vs Stato vegetativo (in alcune scuole di pensiero neurologiche)

Al termine degli interventi – ragionando io, purtroppo, circa come nel secolo XXI sia ancora vigente la distinzione tra due culture – dentro di me, mi son sentito di definire carino tutto il dibattito a cui avevo appena assistito. Ma ero cosciente che, almeno in parte, ne ero stato deluso. Ciò di sicuro non per l’indubbio prestigio dei tre autorevoli relatori quanto, più verosimilmente, per l’impianto stesso dell’evento.

Mi chiedevo infatti dove fosse stata esplorata, all’interno del dibattito a cui avevo appena assistito, “l’interconnessione tra queste due secolari sfere del sapere”? Le pur gustose argomentazioni scientifiche, nel corso delle quali ciascun relatore ha ribadito il proprio personale coinvolgimento anche nella cultura umanistica, quanto hanno a che vedere, in modo stretto, con il tema ispiratore dell’evento medesimo? Vale a dire, dove è stato mostrato l’atteso dialogo tra scienza e humanitas? Ovvero i rapporti tra discipline STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics) e quelle comprendenti Letteratura, Storia, Filosofia, Arti e, in generale, le Scienze Umane?

Ci si sarebbe aspettati infatti – attesa delusa – una qualche digressione, da qualcuno dei relatori intervenuti, sulle Forme della Conoscenza, sull’Epistemologia, sui nessi tra Filosofia e Fisica, tra Filosofia e Matematica, tra Neuroscienze e Psicologie. Viceversa, nulla di ciò è affiorato.

Quando, tra le domande e le considerazioni provenienti dalla platea, personalmente ho provato a fornire un contributo dialettico fra Cultura Scientifica e Cultura Classica con alcuni esempi e riferimenti vari – tra cui uno critico-storico su Snow e le sue due culture, sul saggio di filosofia-naturale di Jacques Monod, sulle epigrafi umanistiche che aprivano i capitoli dei manuali delle tecnologie rdbms (nel caso specifico, il manuale di ORACLE,) negli anni ’90, su alcuni attuali orientamenti culturali (comprendenti anche gruppi Social) del tipo Abolire il liceo classico, sulle plausibili ipotetiche differenti ma complementari formae mentis della conoscenza scientifica sperimentale (empirica e induttiva) e della conoscenza umanistica (anche razionale, deduttiva, intuitiva) – non c’è stato sostanzialmente seguito su tali questioni e nessuno dei presenti ha fornito alcun minimo riscontro.

Senza scomodare John Locke o Immanuel Kant o Umberto Eco, rispetto a quanto era scritto nell’email d’invito all’evento, nel dibattito si è avvertita l’assenza di una Figura di Filosofo, della Scienza e della Conoscenza, che, in qualche modo e misura, si rapportasse alle forme che la conoscenza umana può e sa assumere, le forme in cui essa può esplicarsi e attuarsi, al fine di corroborare la plausibile dialettica o complementarietà tra le due culture, tra i loro diversi metodi e linguaggi che, tuttavia, non si escludono ma, probabilmente, rispondono a un’intima e profonda esigenza umana, esigenza combattuta fra due polarità; molti di noi, ma non tutti, privilegiandone prevalentemente solo una.

Al dì là delle peculiarità dei tre settori specialistici degli autorevoli relatori intervenuti – epidemiologia, tecnologia ed etologia – collegati in lieve misura da personali nessi umanistici, tutto ciò è mancato. E, dalle promesse del programma, nonché dal nome Treccani, ci si attendeva qualcosa di più incisivo e pregnante, in linea con il tema ispiratore e la denominazione dell’evento.

Così, ancora una volta, il legame tra cultura umanistica e cultura scientifica, per alcuni di noi tanto ovvio, è stato eluso. Infatti, mentre guadagnavo l’uscita, un distinto signore sorridendomi ha interloquito con me facendomi notare ciò dicendomi: «.Tuttavia, non hanno risposto alla Sua domanda.» Io, a mia volta sorridendo, ho risposto che mancava l’Umberto Eco della situazione!

Aveva forse ragione Charles Percy Snow? No, certamente no; è sufficiente ricordare le parole di Piero Angela: «La Cultura è una sola, è composta da tante cose, in cui c’è la Letteratura, c’è l’Arte, c’è la Scienza, c’è la Tecnologia, direi c’è anche l’Economia che domina certamente i processi della nostra Società. Noi avremmo bisogno, ed è molto difficile questo, di fare un po’ quello che faceva Leonardo, che era un uomo che al tempo stesso dipingeva, scriveva poesie e anche musiche, ma che era un grande scienziato e tecnologo, era anche un costruttore di macchine. Questo è impossibile oggi per qualsiasi individuo. Quello che è importante non è tanto la divulgazione o la conoscenza di nozioni. Per avere una cultura scientifica non è necessario conoscere la matematica, la fisica e la chimica. L’importante è conoscere il senso di queste cose qui, conoscere i metodi della scienza, le esigenze, le incompatibilità, le interconnessioni – questa è cultura scientifica – e saper agire di conseguenza.»

[Fabio Sommella, 19 aprile 2025]

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)

Filosofia – Tra sommario e appunti

Da studente mi entusiasmai per le prime ricerche filosofiche dell’umanità: il mito, le divinità, la natura, l’uomo.

Ecco, quindi, i pre-socratici. Fondamentale il panta-rei eracliteo, cioé tutto scorre, il divenire, concetto che permarrà nei secoli pur con variazioni tematiche, il suo “Non ci si bagna due volte nelle acque dello stesso fiume”. Ciò è contrapposto alla riflessione sull’essere e sul non essere parmenideo.

Poi, il metodo socratico: ironia, maieuticaconfutazione; il  concetto, universale
e necessario, contrapposto all’opinione. Ma, subito dopo, iniziai a perdermi nei meandri platonici e aristotelici, intuendo solamente, come poi
stigmatizzato successivamente nel famoso affresco La Scuola di Atene di Raffaello, che Platone, in virtù della sua dottrina delle idee, indicando al cielo, si contrapponeva ad Aristotele; e così sempre più, per opera dei
loro esegeti, nei secoli successivi.

Da questi due grandi, due conseguenti enormi filiazioni: il Platonismo e l’Aristotelismo, appunto, attraverso i secoli del Medioevo, fino all’Umanesimo e al Rinascimento. Solo alcuni nomi, su un versante o su un altro: Sant’Agostino, Averroè, Tommaso D’Aquino, Spinoza, Cartesio,
Leibniz. Quindi gli empiristi-sensisti Locke, Hume, e finalmente l’Illuminismo.

Ma il caos, o pressochè tale, non ha sosta!

Ecco quindi, a mio personale avviso, il più grande di tutti: Immanuel Kant. Quello che era un erroneo, o limitato, modus di porre i problemi filosofici e di pretendere fornire loro risposta, spaziando indiscriminatamente, vanamente, disordinatamente e senza metodo, dall’empirico attraverso il razionale fino al metafisico; questo, oserei dire, quasi sproloquio, con Kant cessò, per dare luogo ad un ordine e ad una strutturazione mirabile di tutte le problematiche filosofiche.

Kant è il pensatore nel quale tutte le tendenze filosofiche precedenti e contemporanee vengono naturalmente e magistralmente ricongiunte e riappacificate in un quadro organico; colui che osserva e tratta, in modo
coerente, le possibilità e i limiti della conoscenza umana, relegando le giustificate; comprensibili ma insoddisfatte ulteriori aspettative, della nostra natura umana, in un contesto metafisico, non passibile di indagine scientifica,
riassunto dal concetto di cosa in sè. E’ a questo concetto che molti dei
suoi successori si attaccheranno per muovergli misere critiche.

Dopo Kant, ciò che si era armonizzato in un sistema di pensiero senza precedenti, fu di nuovo disgregato con argomentazioni idealistiche, positivistiche, ecc. ecc.. Da lì, attraverso Hegel da una parte e dall’altra Schopenauer e gli esistenzialisti, nonchè con il consolidamento della
pregressa Scienza galileiana-newtoniana-illuminista; nel Positivismo del
‘800-‘900, si giunge ai giorni nostri.

Questo a mio avviso, scusandomi per le necessarie approssimazioni, il sommario essenziale della filosofia occidentale.   Recentemente [NdR: 2005], ho letto la trilogia filosofica degli autori Adorno-Gregory-Verra: 3 tomi che scorrono veloci e inebrianti nella lettura. Mi sono ritrovato platonico;, quindi in linea con il Maestro dell’Accademia nonchè con alcuni autori successivi, principalmente Cartesio, Leibniz, naturalmente Kant, Schopenauer. Tuttavia, chiusi o terminati i volumi, tornava la stessa antica sensazione liceale: come di acqua, liquido amniotico, in cui per definizione ci sono molte cose vitali, microscopiche e infinitesimali, ma sostanza troppo fluida e cangiante nella forma in base al contenitore, spesso neanche provvisto di ottime guarnizioni; sostanza che pertanto scorre in mille rivoli e si disperde, attraverso inevitabili feritoie, in vicini o reconditi anfratti e scarichi.

Il peso della propria ignoranza!

Premesso tutto ciò, è innegabile comunque il fascino delle dottrine filosofiche e, con tutti i limiti che ho indicato, cercherò di trattare gli argomenti che suscitano il mio interesse anche rispetto ad altre tematiche presenti su questo sito; pertanto, scusandomi anticipatamente per tutti i limiti, i voli pindarici  del mio metodo e qualche irriverente NdR (Nota Del Redattore) di troppo (che proprio non son riuscito a trattenere).

A Presto!

[Prima edizione, primavera 2006; revisione di luglio 2018]

 

Appunti sul criticismo di Immanuel Kant

Appunti sui filosofi idealisti: Fichte, Schelling, Hegel

Appunti su Schopenhauer e Kierkegaard,

Appunti su Friedrich Nietzsche