Quelle oscure strategie editoriali 2022 – V02

Quelle oscure strategie editoriali 2022

Prologo

Così pensi che ci risiamo, dopo quasi quindici anni.

Intendiamoci: non è che in tutto questo tempo non sia capitato che, qualche editore malevolo, non abbia solleticato la tua – stolta? – vanità di preteso scrittore. No. Perché, di fatto, è avvenuto.

Però come disse quindici anni fa quel dottor…? Ah, sì: Luca Lucidi[1], povero diavolo. Ho saputo, di recente, che è affetto da una grave malattia. Mi spiace. Brava persona, in fondo.

O no?

Beh, Luca Lucidi in quell’occasione disse: «la silloge in questione, deve essere quanto prima pubblicata», riferendosi a una tua raccolta di poesie. Poi continuò affermando: «Sa, caro dottor Federico, il mio scopo, nella vita, è diventare un grande editore.» Infine aggiunse interrogatorio: «Per caso lei, dottor Federico, è figlio del Magnate dell’Industria Automobilistica o del Signore delle Televisioni?”

«Ma… veramente no», rispondesti, «la mia famiglia è dignitosa, tuttavia…»

«Capisco, capisco… va bene: ci risentiamo. Le farò sapere.»

Naturalmente scomparve di scena. Non si seppe più nulla di lui; soltanto adesso la recente malattia.

Ma in effetti, nel tempo trascorso, è accaduto che qualche editore a cui hai inviato un tuo manoscritto ti abbia fatto proposte inadeguate. Nel senso che ti hanno chiesto di pagare un contributo di migliaia di euro o almeno di varie centinaia. Oppure acquistare cinquanta o cento copie del libro. O assicurare una sponsorizzazione di – ahahahah! – duecento copie vendute.

Roba da ridere, per non piangere, appresso a quei mentecatti.

Tuttavia, in questi casi, uscirne è facile.

Fai appello alla tua dignità e rammenti le parole del tuo amico Pierangelo: «Non so se sono stato mai un poeta / e non mi importa niente di saperlo / riempirò i bicchieri del mio vino / son so com’è però vi invito a berlo[2]». Così, a coloro, comunichi che non credi a questa editoria che grava sull’autore stesso. Ti cospargi il capo di cenere pensando, nella tua consapevolezza, di non esser così bravo o di non dire cose tanto importanti da meritare di essere pubblicate con larga diffusione… e insomma, porti alla tua coscienza che il mondo può fare a meno dei tuoi scritti, con buona pace per gli sperperi di tutti i tipi.

E punto a capo.

Ma, anche stavolta, come in occasione di Luca Lucidi, la persona che ti ha contattato è riuscita a carpire la tua buona fede e a rompere la parete – di fatto, comprendi bene, un sottile velo – che difende la tua, citata, vanità di scrittore; e, quindi, a inebriarti.

Invero, anche un po’ offendendoti, oltre che lodandoti.

Però andiamo con ordine.

Parte I

1

Qualche sera fa rimani positivamente sorpreso quando, nella tua casella email, trovi il messaggio di un editore che inizia così: «Buonasera, gentile dottor Federico. Di seguito Le trascrivo la valutazione della nostra incaricata, dott.ssa Anna Laura XXX, che ha letto il suo manoscritto.»

Dopo aver fatto mente locale e aver consultato i tuoi archivi elettronici, ricordi che – in effetti – hai spedito un tuo manoscritto a quell’editore. Inizi pertanto a leggere il seguito dell’email che dice: «Gentile Editore, gradirei essere messa in contatto con il dott. Federico. Il testo è pubblicabile e vi è la possibilità di creare un buon caso editoriale. Attendo Vostri riscontri. Dott.ssa Anna Laura XXX».

L’impulso iniziale è di rispondere all’email dell’editore, specificandogli che la dottoressa Anna Laura ti può ricontattare quando vuole alla tua email o al tuo smartphone. Tuttavia poi, leggendo in calce all’email tutti i dati di Colei, decidi di chiamarla tu. Sono poco dopo le diciannove, l’email è di venti minuti prima e l’occasione ti pare troppo ghiotta. No?

Quando ti risponde e ti qualifichi, è molto cordiale. Nomina subito il titolo del tuo testo e si complimenta con te. Poi, divenendo appena un poco seriosa, dice: «Il suo manoscritto è appassionante. Io queste cose non le scrivo a tutti. Non so se lei mi conosce?» Tu, che rammenti in modo vago il suo nome – l’hai intravista talvolta su internet – annuisci e lei prosegue pronta: «Collaboro con centinaia di case editrici; pertanto la maggior parte dei libri che si trovano nelle librerie passano tra le mie mani. Il suo testo si legge ed è scritto molto bene. Tuttavia ci sono degli errori di grammatica, punteggiatura, lessico.» Tu, che se hai delle certezze sono proprio relative alla grammatica e alla punteggiatura, fai il modesto e dici che di certo può esserti sfuggito qualcosa. In genere sei molto attento agli aspetti basilari della scrittura e, semmai, puoi commettere qualche errore nella trama o nel ritmo. «No, no,» controbatte, «io non mi sognerei di cambiare nulla nella struttura e nella trama del suo romanzo. Però un intervento di editing va fatto per depurare il suo scritto da questi aspetti che lo penalizzano. Si tratta di un servizio esterno alla pubblicazione che noi, come agenzia letteraria, sentiamo di garantirle. Sa che io nel settore sono uno dei numeri uno?»

Va bene, tagli corto. Hai compreso, ritieni, il senso del suo discorso e ti mostri disponibile a questi interventi di messa a punto del tuo testo. Si passa quindi agli aspetti economici. In base al numero di cartelle e al costo unitario d’intervento, ti fa subito la stima dell’importo che dovrai sostenere. Non ti pare eccessivo, soprattutto dopo che ti ha parlato della pubblicazione entro un paio di mesi. Se sei d’accordo, a breve ti spedirà il contratto di pubblicazione. Tu sei d’accordo; perché no? È interessante, il tutto, e sei fiducioso.

Vi salutate poco dopo. Non sa se riuscirà a spedirti la proposta di contratto in serata. Tu dici che non c’è fretta e anche all’indomani andrà bene.

Dopo aver concluso la conversazione telefonica, ritieni opportuno rispondere all’email dell’editore informandolo che hai parlato con la dottoressa Anna Laura e sei in attesa di ricevere la proposta di contratto editoriale.

2

L’indomani trovi nella tua posta elettronica il messaggio della dottoressa. In effetti è stata lesta, avendolo spedito la sera prima. Apri l’email e leggi: «Gentile dott. Federico, ecco il preventivo. Rimango a Sua disposizione per qualsiasi ulteriore informazione o chiarimento. Un caro saluto. Dott.ssa Anna Laura XXX».

Perché preventivo?

Non era una proposta di pubblicazione?

Ma, senza altro indugio, apri il file allegato.

Ci sono tante cose da leggere.

Tra le tante: «durante la lettura dell’opera sono rimasta stupita in più occasioni; le capacità narrative, la trama, la storia e la potenza evocativa non solo dei contenuti, ma anche delle parole, hanno fatto sì che io mi trovassi rapita più e più volte. Purtroppo, ho riscontrato criticità lessico-grammaticali che non possono essere tralasciate, anche solo per il bene del risultato finale. Ho riscontrato problemi di punteggiatura, ripetizioni involontarie, a tratti parti prolisse e problematiche di vario genere, che comunque esulano dalla qualità effettiva del lavoro, ma che la critica osserva e attacca senza pietà…»

Ci sono ancora tante parole circa il fatto editoriale. In merito al contratto, viceversa, risalta: «…come da Lei richiesto Le invio la modulistica ufficiale per l’eventuale accettazione del lavoro di editing riguardante il Suo dattiloscritto… Il testo è in via di pubblicazione…»

Chiudi, il file di lettura, tra l’infastidito e l’incredulo.

Cosa ha capito, colei?

O cosa hai compreso, tu?

Non soddisfatto scrivi a lei e all’editore: «A parte un generico “Il testo è in via di pubblicazione”, non leggo alcun riferimento a riguardo della effettiva pubblicazione imminente. La pregherei pertanto di concertare con l’editore una proposta integrata di pubblicazione, naturalmente comprensiva del servizio già in essere. In caso contrario mi vedrei costretto a restare perplesso circa la Sua pur interessante proposta, in quanto la giudicherei incompleta.»

Concludi manifestando la tua stima e augurando buona giornata.

Sei persuaso di esser stato sufficientemente chiaro.

La risposta non si fa attendere: la solerte dottoressa Anna Laura formalizzerà meglio la proposta. Per ora, soltanto nell’email, specifica: «La mia frase è una dichiarazione di intenti da parte nostra per dirle che l’interesse alla correzione è finalizzato alla pubblicazione e che la suddetta pubblicazione non ha costi aggiuntivi o peggio ancora vincoli d’acquisto.» Seguono altri riferimenti a cose, per ora, inutili e che conosci bene come il codice ISBN o il VISTO SI STAMPI.

Attendi, quindi, la proposta di contratto modificata.

Questa si fa aspettare solo un po’ di più. Nel pomeriggio, infatti, giunge una nuova email dell’attenta dottoressa Anna Laura con il contratto – di fatto sempre e solo un preventivo – rivisto.

Rivisto purtroppo ancora in termini vaghi e generici. Infatti adesso, invece di «Il testo è in via di pubblicazione», riporta «A oggi, il testo ha già superato la selezione/garanzia di pubblicazione, attraverso il giudizio di Anna Laura XXX, curatrice della collana… L’agenzia letteraria e la casa editrice saranno pronte ad affrontare al meglio e in tempi brevi il percorso di pubblicazione.»

Ti cadono le braccia, perché sai che non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare.

Ovviamente dall’editore non ricevi alcuna risposta. Lui ha gettato solo l’esca iniziale?

Decidi pertanto di non rispondere, non chiedere più nulla e lasciar cadere la questione.

Parte II

È trascorsa oltre una settimana quando ricevi un’email della dottoressa Anna Laura. Scrive: «… non ho più ricevuto notizie, appena le fosse possibile, potrebbe informarci sulle Sue intenzioni nei confronti della pubblicazione? Ci servirebbe saperlo perchè dovremmo inserirla nelle liste distributive…», eccetera eccetera.

Noti il “perché” scritto con l’accento grave piuttosto che acuto e pensi che – no, in effetti – da un top editor del suo calibro non te l’aspettavi questa grossolanità. Meno male che dovrebbe correggere i tuoi errori; e i suoi? Sed quis custodiet ipsos custodes? Problema ultra millenario, quello pertinente al chi controlla i controllori.

Sorvoli, torni al dunque e ti chiedi se abbia compreso. È evidente che no, altrimenti non ti scriverebbe così, a meno della malafede. E in effetti…

Tuttavia vuoi ripensare bene, in merito alla prodiga Anna Laura e allora le esprimi di nuovo la tua posizione e, come già in precedenza, le scrivi quanto segue: «La prego di concertare con l’editore una proposta integrata di pubblicazione, naturalmente comprensiva del servizio di editing da Lei propostomi. In caso contrario dovrò rifiutare la Sua proposta, in quanto giudicata incompleta.»

Più chiaro di così…

Infatti stavolta la solerte dottoressa, oltre che scusarsi per l’errore di comunicazione di cui si assume la responsabilità, allega anche «il contratto editoriale che giunge direttamente dalla casa editrice».

Soddisfatto – stiamo migliorando, no? – le rispondi che esaminerai la proposta di contratto insieme al tuo legale e le farai sapere. Lei risponde ringraziando e augurando di risentirci presto.

Aprendo il contratto, otto pagine, leggi che è un modulo pressoché standard che riporta la dicitura precontratto. Perché? Alcuni campi sono compilati con i tuoi dati ma il titolo dell’opera è inesatto. Inoltre manca il prezzo, anche approssimativo ma indicativo, del libro. Ti è capitato che alcuni editori alla fine abbiano imposto un prezzo davvero troppo alto. Noti pure che la firma dell’editore – ha specificato che «il contratto editoriale giunge direttamente dalla casa editrice». Ne siamo certi? – è un’immagine JPG incollata a fine pagina.

Poco male, pensi. Cose che si possono risolvere, quando c’è la fiducia.

Inoltri la documentazione al tuo amico che si occupa di questioni legali, pregandolo – quando ha tempo – di darti il suo riscontro a riguardo. Dopo un po’ ti chiama al telefono e ne parlate. Tirate giù – è naturale, in un discorso contrattuale, no? – una lista di punti di attenzione che, a vostro avviso, meritano di essere corretti o dettagliati meglio. Infine, con una nuova email, inoltri la lista alla dottoressa Anna Laura.

La reazione è scomposta o addirittura isterica. Leggendo infatti l’email che ti invia – 2 pagine fitte in cui desidererebbe confutare tutti i tuoi punti di attenzione – si percepisce che, alla prodiga dottoressa Anna Laura, devono esser saltati i nervi. Si sarà mai chiesta quanto anche a te, malgrado tu non lo abbia dato a vedere, possa accadere ciò? Ma forse non le interessa.

Alcune frasi balenano retoriche se non offensive – ci sono paragoni e metafore, che vorrebbero essere educativi, sulle merci che si acquistano al mercato, questioni di pubblicazione di cui sei consapevole ma che – evidentemente – lei intenderebbe insegnarti in nome di non si sa quale autorità. Ma tu ormai sei persuaso che manca soltanto la chiarezza e quindi la fiducia.

Allora tu, estrapolando una sua perentoria frase finale – «Se le condizioni contrattuali» – e ti chiedi quali, visto che il contratto è una farsa – «non l’avranno soddisfatta non ci sarà alcun problema per noi e considereremo la questione chiusa» – le rispondi lapidario e davvero liberatorio «Buonasera. Possiamo considerare la questione chiusa. Grazie.»

Seguono, tuo malgrado, email di comunicazione brevi e civili. Lei: «La ringrazio e in bocca al lupo. Cordialità.» Tu: «Altrettanto, buona fortuna. Cordialmente».

Epilogo

Rammenti un vecchio adagio, vernacolare, di tuo padre. Era un adagio che lui aveva appreso a sua volta dal padre. Probabilmente risaliva alla Grande Guerra, o giù di lì. Oppure si perdeva nella notte dei tempi.  Lui te lo recitava quando eri bambino ma anche quando, più grande, ti avviavi verso la vita adulta. Almeno nelle intenzioni, pur in modo amaro, era un tentativo per ironizzare sui drammi dell’esistenza. Esso, più o meno, recitava così: «Co’ e’ddenare se vincono e’gguerre, co’ e’ddenare si fa deputato, diventi riverito e rispettato.»

Fuor di vernacolo e di anacoluto, vuole significare che con il denaro si vincono le guerre, ci si fa nominare deputati, si diviene riveriti e rispettati.

Dentro allo scenario dipinto da questa saggezza popolare, in mezzo a una folla brulicante, ci intravedi la dottoressa Anna Laura.

Nonché il povero dottor Luca Lucidi.

Anni di differenza fra i due? Epoche diverse? Ma quanta omologia? Di pensiero e di strategie?

Ti avverti come il tuo amico Pierangelo: «Adesso dovrei fare le canzoni / con i dosaggi esatti degli esperti / magari poi vestirmi come un fesso / e fare il deficiente nei concerti[3]».

E, come lui, non hai altra scelta se non quella di infischiartene se sei o meno scrittore.

Meglio riempire i bicchieri del tuo vino e invitare a bere chi incontri per la strada.

FINE

 

[Fabio Sommella, 16-26 gennaio 2022]

 

[1] Quelle oscure strategie editoriali, da Dal cosmo al caos, di Fabio Sommella, Amazon, 2019. In corso di riedizione.

[2] Pierangelo Bertoli, A muso duro.

[3] Pierangelo Bertoli, ibidem.

 

In sottofondo, Persistenze (2019-2021), composto e arrangiato dall’autore.

 

 

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