Dissonanze

Abbiamo necessità di coerenza. Necessità di sentirci coerenti. Avvertirci tali. Anche se non lo siamo. A tal fine adottiamo – consapevoli o meno – strategie di riduzione della dissonanza. Nel nostro caso della dissonanza cognitiva.

La dissonanza musicale – affermava Roman Vlad – è motore dell’evoluzione musicale. Divenire coscienti della dissonanza fra suoni permette alla musica di evolvere.

Analogamente, divenire coscienti della dissonanza cognitiva dovrebbe permettere l’evoluzione delle persone, delle comunità, della Società.

Strategie di riduzione della dissonanza cognitiva l’adottano i negazionisti dell’Olocausto. La adottavano gli addetti alle camere a gas che, con le loro amorevoli famigliole, abitavano gli incantevoli agglomerati abitativi limitrofi ai forni crematori. E che, per evitare che i fumi dei camini entrassero nelle loro case ben arredate dove piccoli infanti coltivavano i sogni propri della loro età e allietavano le proprie ore con deliziose suonatine al pianoforte, serravano bene le finestre, oltre le quali i vetri e le tendine colorate cercavano di far dimenticare e rimuovere gli orrori esterni.

Strategie di riduzione della dissonanza cognitiva l’adottano – o la adottavano – anche gli adepti dell’inflessibile mondo finanziario-economico monetario: in azienda, in Borsa, spietati sparvieri della finanza; in casa, amorevoli padri e madri.

Come se l’incoerenza dovesse essere dimenticata.

Come se si possa – e si debba – amare profondamente tutti coloro che sono interni al proprio garden. Mentre coloro che sono esterni a esso, coloro che sono al di là – lo straniero, diceva Erich Fromm – possano essere – e debbano essere – al più ignorati se non sgominati, distrutti, annientati, disintegrati, ridotti in polvere, che questa sia reale o morale fa poca differenza.

L’importante, per coloro – siano essi i mostri del nazismo o quelli della finanza – è non divenire coscienti della dissonanza cognitiva. Ridurre la coscienza di tale dissonanza. Nel parallelo dell’evoluzione musicale, ciò è il non evolvere sociale.

C’è una riduzione della dissonanza cognitiva rispetto alle immigrazioni?

[Fabio, 20 giugno 2018]