Asimmetrie

Stracci in strada. Distese di marciapiedi costeggiano i giardini: cancelli aperti, pomeriggio, sole, caldo.

Spazi diradati.

Transitare veloce di auto. S’allontana la città.

Attorno agli alberi, vociare straniero.

Ancora quegli stracci. Sparute presenze di bimbi sciatti. Volti scuri. Gesti rapidi, pochi suoni e parole, incomprensibili.

Respiri la tua dose di dislocazione metropolitana, nella contemporaneità che si dilata e t’inghiotte.

Cerchi le rotaie del tram, di là delle auto. Un cartello di fermata appare finalmente. Attento giungi.

Sali. Piattaforma lucida e moderna. Contrasto allucinante. Siedi al finestrino. Mura della Porta, oltre il vetro, fra cigolare di freni e acciai colorati.

Parole. Suoni di parole; d’inglese, romano. Ragazze inglesi che parlano. E un giovane romano al telefonino, ripete frasi senza senso. Ride, poi parla; poi ride ancora.

Lingue dell’est. L’accento dietro di te, silente e sinuoso, di una lingua femminile, che parla anche lei nel mobile.

Un bambino gli fa eco, nella sua lingua. È in braccio a lei. Poi tace, tace e si mette a cantare. È una filastrocca, nella lingua dell’est. Una nenia, canzoncina dell’est, senza parole ma solo la musica, un generico mugolio. Uguale, uguale a quelle tante che cantano gli altri bambini. Come somiglia a qualsiasi tua altra canzone.

Sottopassaggio e poi lo scalo. Tangenziale

L’agenzia ha mandato la lettera: un errore nella dichiarazione. Pagare arretrato e interessi.

Le società finanziarie hanno avuto un’altra riduzione della tassa arretrata.

L’incarico scaduto all’agenzia: si rinnova automaticamente per altri cinque mesi, se non hai comunicato la disdetta per raccomandata.

– Perché desidera disdire l’incarico: non vuole più vendere?

– No, certo.

– Sa, stiamo continuando a lavorare.

Il tram s’inoltra tra le abitazioni più basse. Strade strette. Botteghe di marmisti, colori d’istituti psichiatrici.

La Scuola: Sperone.

– Non hai capito la proiezione.

Impiegati che devono concludere il progetto.

– Chi non c’era al compito, venerdì, lo fa oggi: ma tu no, – con stupore – hai già la media alta.

Il servizio sanitario nazionale lascia morire chi non può pagare le prestazioni non erogabili.

Cigolare sul grande piazzale. Chiesa fuori le mura. Grandi bastioni difendono il monumento. All’opposto, reminiscenze evocative.

L’istituto superiore si staglia: imponenti gradinate.

Marciapiede. Attraversi.

Istituti d’anatomia. Insegna d’hotel giù in fondo, tra gli alti palazzi.

Più in là. Altre mura. Il ’66. Corridoi, scantinati, corsie. Pediatrie, malattie, cori di bambini.

Una mattina, mi son svegliato

La Resistenza preparava il ’68 e i fiori coi figli, uno sparo nella notte sulla riviera dei fiori, mettete dei fiori nei cannoni, prati verdi e mondi d’amore, I’m easy, Nixon e Kissinger, il cambio fisso del dollaro moriva, gli anni col piombo.

L’ampio viale prosegue oltre il semaforo, con altri crolli, altre deflagrazioni.

All’angolo, un bacio improvviso, una sera.

– Mi sentivo forte.

– Perché?

– Per aver maturato da solo quella relazione, senza andare a rimorchio di alcuno.

Agenzie di stampa, legatorie.

Libri nelle vetrine.

Manifesti letterari ai muri.

Asimmetrie.

Trent’anni dopo.

Quasi come Dumas.

Quasi come Antonio e Gianni, trent’anni dopo la lite, sotto la pioggia.

– Chi ha fatto cosa?

Boh!

– E che vuol dire?

– Eravate sempre voi?– Sempre noi, un po’ più giovani. In bocca al lupo.

– Non è la targa di Bologna ma un finale aperto.

Crepare di lupo.

Arrivederci tra altri trent’anni.

Il tram cigola e frena brusco. Stringi nelle mani il prezioso pacco. Al telefono il figlio dice che sono sulla strada del ritorno. Motivo d’orgoglio, segno del tempo. Tempo tuo; tempo delle generazioni; tempo della storia.

Vuoti della storia.

Vuoti cosmici.

Il vuoto è ciò che rimane quando si è tolto tutto ciò che si poteva togliere.

Il tempo, come noi, procede sempre “in una direzione, ma qual sia e che senso abbia…”

Processo asimmetrico.

Come le agenzie delle entrate.

Le immobiliari.

Come i docenti.

E il servizio sanitario nazionale.

Le ragazze americane sono scese.

Dialetti del sud.

La natura non è solo economia. Non è solo risparmio.

È anche bellezza, eleganza.

Come le dimostrazioni della matematica.

Come il processo che lega l’ossigeno molecolare alla vita delle cellule e agli organismi pluricellulari.

L’economia non è natura.

Soprattutto l’economia monetaria.

È un costrutto.

Culturale.

Scendi dal tram. Piazzale. Semaforo. Riverberi di sole.

Prima dell’arco, la mendicante dall’accento straniero.

Vetrate di grande magazzino a più piani.

Poi le scale.

T’inghiotte il metrò.

I binari ti guidano: asimmetrica dislocazione metropolitana.

[Fabio Sommella, tratto da Dal cosmo al caos, II Edizione, AMAZON, 2019, pp. 246-249]

Dal cosmo al caos, di Fabio Sommella, la I Edizione, 2016, Terzo classificato al 2° Premio Internazionale Salvatore Quasimodo, 2017

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