Appunti da Scrittori e Massa, saggio di Alberto Asor Rosa

Da Scrittori e massa di Alberto Asor Rosa – 11GEN2018, mie annotazioni in corso di lettura

Fine della tradizione, con cui [NdR: notoriamente] si è rotto.

Editor, nuova specie di tecnocrate della scrittura: trasformare letteratura in narrativa (…) impensabile per molti scrittori passati.

Una letteratura che non pensa più nulla à storyteller

Raccontare non storie di Storia, come in precedenza, ma storie di storie, ovvero di singoli individui che non incarnano verità generali bensì semplicemente sé stessi.

Casi:

Sandro Veronesi, in Caos calmo, l’incertezza del momento.

Aldo Nove: dissoluzione pressoché totale del vissuto narrativo in una miriade di «punti d’attenzione»

(…)

Non c’è questione sociale, non c’è questione politica, non c’è tragedia, non c’è follia à individualismo molecolare, disagio individuale

Antonio Scurati, in Gli anni che non stiamo vivendo. Il tempo della cronaca: fuoriuscita dall’idea moderna di contemporaneità (…) XXI: marcamento a uomo sul presente (…) specchio retrovisore, tramite cui l’Angelo di Walter Benjamin «volge le spalle al futuro e procede in avanti, ma guardando all’indietro».

Wu Ming[1]

Ritorno a un nuovo neorealismo? No, perché non il Vero o il Reale bensì l’Anormalità, declinata secondo il genio dei singoli autori, secondo la loro dimensione fantastica.

Il locale, i localismi dei vari luoghi/città

L’atomismo individualistico domina il contesto culturale.

«Se non c’è conflitto, non c’è pensiero nuovo; e se non c’è pensiero nuovo non c’è nuova rappresentazione» [NdR: notoriamente] (…) NB: «Il conflitto è il contrario del nuovismo»  È un’illusione (…) che il presente basti a sé stesso.  Citando Italo Calvino: solo ciò che è fuori misura, smisurato, può generare nuova e grande letteratura.

Come potrebbe esserci letteratura autentica e profonda senza vocazione? (dal latino vocare, chiamare) à Non c’è conflitto senza amore, non c’è amore senza conflitto (…) Per fare buona letteratura servirebbe un po’ più d’amore, ossia un po’ più di conflitto, da mostrare al mondo avaro, stupito

[1] Timira, la storia, tra gli altri, di Isabella Marincola e di suo fratello, Giorgio Marincola, partigiano nero.