A mia madre

Tutto è sbagliato o errato,
Tutto è vero o giusto.
forse, o probabilmente, Tutto è solo necessario!

Siamo soltanto personaggi di innumerevoli commedie,
esse stesse si ripetono immutabili e diverse, finché il nostro spirito,
con energica rabbia o meraviglioso amore, non si distaccherà
da questo continuo ciclo.

Eppure,
non sono sicuro che tu avessi compreso come i tuoi antichi racconti, su Testaccio e le guerre e i miei nonni e i tuoi vecchi lavori e amici, fossero e suonassero così dolci e lievi nella mia testa
(ricordi il mio regalo e il mio biglietto “A mia madre, perchè non pensi che io sono indifferente a Roma”?). 

Come una fioca luce,
che nella notte il pellegrino intravede nell’oscurità, come una brezza gentile, il tuo lieve e dolce ricordo mi conduce in un luogo quieto e sicuro, fatto di suoni di chitarra e odori di cena e tenero tepore, mentre
fuori è freddo e buio e bianchi lampioni stradali illuminano il borgo, muovendolo nella notte.

Sento profondamente la tua mancanza,
madre mia,
dei tuoi abbracci e delle tue parole “non bere troppo!”, della tua figura nella cucina, nella casa vuota con i suoi suoni che eternamente rintoccano nella mia mente, insieme alle tue poesie e alle duttili rime.

Fino a quando le nostre anime non si distaccheranno da questo misterioso ciclo, e si incontreranno di nuovo in un’altra dimensione senza spazio e senza tempo, forse insieme alle altre nostre vite che abbiamo vissuto, e tutti insieme ci stringeremo in un nuovo abbraccio senza fine …
arrivederci, mamma!

[Roma, 27 luglio 2006]

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