Tutto è sbagliato o errato,
Tutto è vero o giusto.
forse, o probabilmente, Tutto è solo necessario!
Siamo soltanto personaggi d’innumerevoli commedie,
esse stesse si ripetono immutabili e diverse, finché il nostro spirito,
con energica rabbia o meraviglioso amore,
non si distaccherà da questo continuo ciclo.
Eppure,
non son sicuro che tu avessi compreso come i tuoi antichi racconti
su Testaccio e le guerre e i miei nonni e i tuoi vecchi lavori e amici
fossero e suonassero così dolci e lievi nella mia testa
(ricordi il mio regalo e il mio biglietto? “A mia madre, perché non pensi io sia indifferente a Roma”?).
Come una luce fioca,
che nella notte il pellegrino intravede nell’oscurità, come una brezza gentile,
il tuo ricordo mi conduce in luoghi quieti e sicuri, fatti di suoni di chitarra e odori di cena
e tenero tepore, mentre
fuori è freddo, buio e bianchi lampioni stradali illuminano il borgo,
muovendolo con le auto nella notte.
Sento profondamente la tua mancanza,
madre mia,
dei tuoi abbracci e delle tue parole “non bere troppo!”, della tua figura nella cucina,
nella casa vuota con i suoni che eternamente mi rintoccano nella mente,
insieme alle tue poesie e alle duttili rime.
Fino a quando le nostre anime non si distaccheranno da questo misterioso ciclo,
e s’incontreranno di nuovo in un’altra dimensione
senza spazio né tempo,
forse insieme alle altre vite che abbiamo vissuto,
e tutti insieme ci stringeremo in un nuovo abbraccio senza fine …
arrivederci, madre!
[Fabio Sommella, 2006]
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