1945, di Marazico (30 maggio 2018)

[1945]

Tra le macerie bianche della guerra,
prostrata, inginocchiata, faccia a terra,
nulla sembrava avere più importanza
e avevo abbandonato la speranza.
La fame le mie viscere straziava,
la povertà la carne consumava.

Poi ho visto che la vita era più forte
dell’orrido sorriso della morte.

Ho visto dentro agli occhi della gente,
che aveva perso tutto in un istante,
brillare un lampo nuovo, inaspettato,
l’orgoglio finalmente ritrovato,
la voglia di rialzarsi, di lottare,
il desiderio di ricominciare.

Quanto vi ho amato, figli, in quel momento,
quando ho sentito nuovamente il vento
accarezzarmi il viso insanguinato,
spazzare via l’odore nauseabondo
di quello che insepolto era restato
ad insozzare ed appestare il mondo.

Quanto vi ho amato quando quella sera
avete sventolato nuovamente,
pure se era strappata, la bandiera,
macchiata, intrisa di sangue innocente.
Giorni di festa.
Ed eravate in tanti,
guidati da poeti e da giganti.

La libertà in quei giorni conquistata,
va come un fiore fragile curata.

Le nuvole che vedo all’orizzonte,
i lampi e i tuoni che io sola sento
bagnano di sudore la mia fronte,
riempiono il mio cuore di spavento.

Voi siete sordi e ciechi, ed arrabbiati,
e l’uno contro l’altro fomentati.
Voi siete colmi d’odio, figli miei,
guidati da ignoranti e da pigmei.

Ma quando la tempesta arriverà,
potrà salvarvi solo l’unità
che vi ha raccolto attorno a una bandiera
nei giorni di un’antica primavera.

Marazico – 30 maggio 2018 – ©
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Ascoltiamo le parole di nostra Madre.
E cerchiamo, tutti, di essere degni di quei giorni luminosi della primavera del 1945