Memore, la parola lirica ed epistolare del Sommella commuove nella sinestesia[1], che reifica[2] ogni perduto, fino a superare i confini fisici e spaziali e il tempo caduco[3] della finitudine[4]. Dell’umana condizione segnica[5] di assenza e di rimando il poeta trova il luogo della necessità e al contempo redime dall’apparenza della rappresentazione nell’atto di sintesi degli opposti alla libertà sostanziale, che destina e che rifonde in unico abbraccio delle anime il respiro.
Professoressa Fulvia Minetti
[1] Particolare tipo di metafora per cui si uniscono in stretto rapporto due parole che si riferiscono a sfere sensoriali diverse.
[2] Prende per concreto l’astratto, cioè considera concetti, categorie, idee, rapporti astratti alla stregua di oggetti concreti.
[3] Che perisce presto, che ha breve durata, effimero.
[4] La condizione di ciò che è finito, cioè limitato, non infinito; nel linguaggio filos., lo stesso che finitezza
[5] Del segno, ovvero pertinente a qualsiasi fatto, manifestazione, fenomeno da cui si possono trarre indizî, deduzioni, conoscenze.