Questo virus… un pensiero!

Nella condizione in cui stiamo “vivendo” – in fin di vita, malati, alienati, ansiosi, sospettosi, in palese difficoltà, dubbiosi, esposti, malamente speranzosi, nevrotici…  –  in queste settimane di crescente epidemia da coronavirus, si avverte – credo (perlomeno ciò accade a me) – sempre più l’ingombro della “propria biologia”, del proprio equipaggiamento biofisico. Quest’ultimo non é più veicolo di vita e di comunicazione – in tutte le accezioni, certo fisiche ma anche psicologiche e financo astratte – bensì diviene zavorra, appunto ingombro più che opportunità, come ordinariamente siamo abituati a pensare. Si tratta di una zavorra labile, fragile, misconosciuta, temuta – la cui conoscenza, per formazione e ancor più adesso,  demandiamo a quegli addetti ai lavori denominati medici – attaccabile da agenti patogeni. Così l’insostenibile leggerezza dell’essere, quella alla Milan Kundera – per intenderci un modo di sentire “matrigno” lo stesso esistere, in un’accezione molto simile a quella leopardiana – diviene davvero totalmente insostenibile. Vero è che non possiamo fare a meno di percepire la nostra debolezza – la nostra pochezza – contro tutte le presunte ostinate pretese certezze da noi propagandate nell’ordinarietà dell’esistenza ritenuta “normale”. Un bagno di umiltà molto utile alla maggior parte di noi la cui coscienza potrebbe aprirci alla grandezza: l’incommensurabilmente piccolo, qual noi siamo, versus l’incommensurabilmente grande, misterioso, casuale e incontrollabile dell’esistere. Un augurio per tutti noi.

[Fabio, 11 marzo 2020]

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)

 

Ora

Al di là

degli anni

della stanchezza

della malattia

della solitudine,

ora.

 

[Fabio, 10 settembre 2019]

 

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)

 

 

Lassù, nel grossetano

Capitato è d’incontrare – recentemente – due amiche, entrambe scrittrici, entrambe decisamente fascinose, entrambe in qualche modo legate al e originarie del grossetano.
Una terra che mi aveva sempre attirato, fu proprio lì la nostra “ultima vacanza”, pur breve, in quel magnifico e ameno agriturismo; oltre a Grosseto – città a me cara, lo sapevi, perché di Bianciardi – furono Orbetello, Follonica…
Eccoti proprio lì, sul suo lungomare: in quella vesticciola fiorita, dimagrita come non mai, i capelli ricresciuti riccioluti – per me sempre affascinante, anche dopo due dei tre interventi che ti avevano e ti avrebbero devastata – guardi lontano. Il mare lontano dietro di te – lo sai, te lo dico nel nostro romanzo – ha il sapore dei mari della mia infanzia, quando ancora non ti conoscevo; ma tu avresti rivestito anche quel tempo!
Mai uscita dalla mente, ti rivedo poi mesi dopo, quando sul letto della TAC all’INT di Milano urlavi come “un animale che sta urlando”, quasi tu fossi la protagonista della Piccola storia ignobile di Francesco.
Ma – quel mare – per noi, è per sempre.

[Fabio, 11 marzo 2019]

Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia (CC BY-NC-ND 2.5 IT)