Ricordando Enrico Vaime

A scorrere i suoi “titoli”, televisivi e teatrali, colgo alcune pietre miliari nella memoria: due Canzonissime “epocali” – per gusto, equilibrio, verve e mix di personaggi dello spettacolo – quali quelle di fine ’60 con Chiari-Mina-Panelli e Dorelli-Kessler-Vianello; la “piccola” commedia di varietà con Bramieri sui “bancari che hanno un’anima”, in quei due tempi differiti di un’avventura con una donna fatale (Paola Tedesco) che permette al protagonista di riesaminare e recuperare la propria esperienza di una vita scialba e melensa in favore di una rivitalizzazione del rapporto coniugale (Valeria Valeri); quell’Italian Restaurant, arguto e brillante, di una vivacissima coppia istrionica di amici, dove Adriano Pappalardo – reduce dall’amicizia con uno dei due Grandi Lucio – non sfigura  affatto a fianco di Proietti, consueto grandissimo mattatore, anzi costituendo una spalla di lusso.

Il nesso con Marcello Marchesi è immediato e d’uopo; pertanto – tutto ciò, e molto altro – é come un telaio di fili di memoria e coscienza che si dipana e s’intesse nel tempo, dipartendosi dal Marc’Aurelio umoristico – legando a ciò, in qualche modo, anche Fellini e Scola – congiungendo i ’50 e i ’60, attraversando gli anni di piombo, i riflussi, i crolli di muri, le mani pulite e le discese in campo, giungendo fino a quest’epoca, coatta e claustrofobica, con un sorriso garbato, ironico e dissacrante verso la vita e i suoi drammi.

Goodbye, Enrico, silenzioso amico del retroscena delle nostre vite! 😊

[Fabio Sommella, 29 marzo 2021]

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