Un popolo esaltato e poi vilipeso dalla coscienza della Storia, quello di Roma; e, insieme a Lei – sacra e profana, colta e becera, aulica e cialtronesca, nobile e puttanesca, togata e stracciona… meravigliosa creatura, adagiata sui fin troppo celebratissimi sette colli e sulle rive del suo fiume -, la romanità tutta. Ciò – salvo rari laici illuminati momenti storici (le Repubbliche Romane del 1799 e 1849, la Resistenza) – è doppiamente vero: da una parte per lo storico potere temporale papale – ingombrante, scomodo, invadente e invasivo -; dall’altra per le altrettanto – latenti e subliminali, tuttavia evidentemente mai sopite – nostalgiche scomode ereditá imperiali (o, più propriamente, pseudo tali).
Sono queste due storiche polarità – solo in apparenza diverse, perché, seppure esclusive, mentalmente commiste (e su questo si potrebbe scrivere un trattato) – tali da provocare da una parte assopimento, senso di ottenebramento, dormienza secolare; dall’altra, viceversa, risveglio e senso di fierezza in nome di mai sopiti e latenti fanatismi. In merito penso sia superfluo fare riferimenti, essendo sotto gli occhi di tutti, sia per la storia più o meno recente che per l’attualità.
Nei momenti di Crisi – sociale, politica, economica – queste due alterne eredità – pseudoculturali, laddove si riducono a puro stereotipo e scappatoia, privi di contenuti e conoscenza – fanno breccia, puntualmente, nei cuori e nelle menti di molti, menti molli, le menti dei taciti nostalgici, dei misoneisti che temono il nuovo, degli incolti, dei rassegnati, dei derelitti, dei senza storia, dei senza scuola, di chi non vede al di là del proprio ristretto confine – sia questo il proprio giardino di casa o la propria nazione – di chi vede solo la sopravvivenza, il Mors Tua, Vita Mea.
Il mezzo cinematografico, anche finzionale, ha spesso fornito numerose metafore di questi aspetti storici. Rimanendo pur solo nel merito della storica influenza papale su Roma, tutta la sontuosa opera cinematografica di Luigi Magni è inquadrabile in quest’ottica. Ad esempio: il “Pippo Buono” di State buoni se potete, sorta di novello San Francesco, contrapposto agli Esercizi Spirituali di Padre Ignazio.
Tuttavia gli esempi filmici sono numerosi; un altro per tutti: il Giovanni Senzapensieri, 1986, di Luigi Colli, di cui sopra è riportata la locandina: racconto allegorico della Roma secolare e della sua dormienza, incarnata in un accidioso giovanotto, ultimo virgulto di un’aristocratica casata nobiliare, che, grazie a un tecnologico reperto leonardesco. simbolicamente antesignano di una scienza umana contrapposta al minante potere di un clero soffocante e orrendamente nero, ritrova la forza di spiccare il volo a discapito del proprio pregresso imbelle ottundimento.
A quando, miei concittadini contemporanei, il nostro volo?
[Fabio Sommella, 07 maggio 2019]
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